7 Novembre 2023

Sanità: via libera a Pdl al Parlamento per sostegno finanziario al sistema sanitario  

L’atto è stato approvato a maggioranza. Hanno votato a favore Pd, Italia Viva e Movimento 5 stelle; contrari Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia

 

Comunicato stampa n. 1135
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Firenze – Il Consiglio regionale della Toscana ha approvato a maggioranza una proposta di legge di iniziativa regionale rivolta alle Camere sul sostegno finanziario al sistema sanitario nazionale a decorrere dal 2023. I voti a favore sono stati 27 (Pd, Italia Viva e Movimento 5 stelle), quelli contrari 11 (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia). L’atto è frutto dell’unificazione di due diverse proposte di legge, una presentata dalla Giunta regionale e una da numerosi consiglieri del gruppo Pd, primo firmatario il capogruppo Vincenzo Ceccarelli.

Con la proposta si intende incrementare, a decorrere dall’anno 2023, il finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, (a cui concorre lo Stato) su base annua dell’0,21% del Prodotto interno nominale italiano per ciascuno degli anni dal 2023 al 2027 fino a raggiungere una percentuale di finanziamento annuale non inferiore allo 7,5% del Prodotto interno lordo nominale tendenziale dell’anno di riferimento, adeguato all’indice di vecchiaia e all’aspettativa di vita della popolazione. I firmatari sottolineano che l’Italia è un paese in tra i più “vecchi” dell’Unione europea, in cui l’indice di vecchiaia continua ad aumentare ed ha raggiunto quota 187,6 anziani ogni cento giovani, mantenendo l’Italia tra i Paesi più “vecchi” dell’Ue e che questo comporta da un lato una riduzione significativa della popolazione attiva, dall’altra un aumento delle spese di natura sociale, previdenziale, assistenziale e sanitaria. La crescita tendenziale della domanda di servizi sanitari e sociosanitari si inserisce “in un servizio sanitario nazionale già oggi sottofinanziato rispetto alle necessità della popolazione e ancora in affanno rispetto alla copertura dei costi delle regioni determinati dalla pandemia”. Pur risultando “imprescindibile un intervento di riorganizzazione e innovazione del sistema sanitario attuale, al fine di migliorarne le prestazioni e l’efficienza, è impensabile che ciò avvenga a risorse finanziarie e professionali invariate. Senza una programmazione di lungo periodo che garantisca interventi di carattere finanziario progressivi, consistenti e stabili a regime, per lo Stato e le Regioni risulterà impossibile garantire il diritto di offerta e accesso universale ai servizi sanitari e sociosanitari come previsto dal nostro ordinamento giuridico”.

Ancora, nella proposta, ha affermato il presidente della commissione Sanità Enrico Sostegni (Pd), “il livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale 2023 non è adeguato a consentire la sostenibilità della programmazione sanitaria alla luce dei significativi oneri per il proseguimento delle misure di contrasto e sorveglianza dell’emergenza pandemica che sono divenuti strutturali e, contestualmente, dei maggiori costi emergenti: energetici, inflattivi e contrattuali.”

Nell’anno 2021 il finanziamento ordinario del Ssn in rapporto al Pil è stato pari al 6,9% a fronte di paesi come Germania che destina il 9,9% del Pil al finanziamento della spesa sanitaria pubblica; la Francia il 9,3%; il Regno Unito l’8%. Occorre, pertanto, “incrementare, in maniera stabile, il livello di finanziamento del Ssn avvicinandolo alla media degli altri paesi europei e portandolo in linea con le raccomandazioni Ocse, prevedendo che a decorrere dall’anno 2023 il finanziamento complessivo possa attestarsi in misura progressiva al 7,5% del Pil nominale tendenziale”.

“Questa proposta – è intervenuto il presidente della Regione Eugenio Giani – pone in termini corretti l’articolo 32 della Costituzione che dice che la Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale del cittadino e interesse generale della collettività”. Il presidente ricorda la scelta di “una sanità pubblica che possa avere un riferimento universalistico in tutti i cittadini”.  Giani precisa che “dobbiamo avere un sistema sanitario che tutela” e “sapere che ogni anno una percentuale del prodotto interno lordo è affidato alla sanità e abbiamo indicato il 7,5 per cento” e “con quello vi è capacità di gestire il sistema”.

Diego Petrucci (FdI) ha affermato che “questa pdl non verrà approvata all’unanimità perché in Toscana non siete credibili nell’ambito sanitario”. Petrucci ha ricordato la proposta di risoluzione approvata nel 2022 dal Consiglio dove “non c’è una sola volta dove si faccia riferimento al 7,5 per cento”. “Non siete credibili perché con questa proposta di legge vi sostituite al Governo nazionale”,

“non siete credibili quando la Corte dei conti dice che per anni avete speso decine di milioni di euro   del fondo sanitario nazionale in modo illegittimo, fino a 83milioni di euro, ovvero finanziando l’edilizia ospedaliera” “per finanziare quegli ospedali che hanno avuto criticità in questi giorni dovute alle piogge”, “non siete credibili quando avete moltiplicato i posti di primariato scelti con meccanismi fortemente oggetto di indagini e processi della magistratura penale”, “non siete credibili quando la Regione è quella che maggiormente in Italia ha causato il fenomeno di pay back”. Petrucci ha concluso: “Diteci per che cosa volete più soldi, se serviranno per primariati e sprechi saremo contrari ma se serviranno per migliorare il servizio sanitario regionale con proposte saremmo favorevoli”.

Silvia Noferi (M5S) è intervenuta per ricordare le proposte in materia sanitaria presentate come la mozione sui centri regionali di riferimento per gli adolescenti o la proposta di risoluzione sulla riorganizzazione del settore di emergenza-urgenza. “Le proposte da parte dell’opposizione – ha detto – ci sono ma vengono derubricate”. Per Andrea Vannucci (Pd) la questione è rispondere alla domanda “se le risorse siano sufficienti oppure no, se si pensa di no si vota verde altrimenti si vota rosso”.

Andrea Ulmi (Lega) ha ricordato che “tutti noi vogliamo la sanità pubblica, universale”, “i soldi non sono mai sufficienti” ma “è importante che siano spesi in modo appropriato e razionale”.

“Scrivere il 7,5 per cento – aggiunge – sembra un dato approssimativo”.  “Questa proposta di legge – ha affermato Marco Niccolai (Pd) – vuol fare in modo che il finanziamento della quota sanitaria del fondo sanitario nazionale non dipenda dal Governo di turno” e “non possiamo non prendere atto che in un anno di Governo Meloni, gli atti dicono che in pochi anni si porterà al 6,1 per cento del pil, quindi sotto la quota di sussistenza”. “L’unica riforma che ci volete far fare – conclude – è quella della chiusura dei servizi e del loro livello sul territorio”.

“Non si doveva tenere questo dibattito oggi – ha affermato Marco Stella (FI) – in una giornata come questa si doveva parlare della situazione, dell’alluvione”. Stella si è rivolto a Niccolai contestandogli il coraggio di “parlare, visto che abbiamo gli ospedali allagati, le cure rinviate, esami annullati, due ospedali inagibili, interventi rimandati. Ci vuole rispetto per la situazione che stiamo vivendo”. “Questo tema è di carattere nazionale, lo affronti la Conferenza Stato -Regione”.

“Voteremo questo testo ma non siamo così appassionati da questa discussione – ha detto Stefano Scaramelli (IV) – perché è viziata”. “Non è detto – ha sottolineato Scaramelli – che bisogna impiccarsi alla percentuale, perché se il Pil non cresce si crea un problema maggiore” e “dobbiamo porci una sfida nuova”; “Credo che nei prossimi due anni dovremmo fare una nuova stagione di riforme”, “avere il coraggio organizzativo di dare attuazione ad alcune scelte fatte”, “andare nei territori e assegnare funzioni specifiche ai singoli plessi ospedalieri”.

(Testo a cura di Cecilia Meli e Benedetta Bernocchi)

 

“Non vogliamo intestarci questa proposta di legge, con questa iniziativa prendiamo atto di un sistema sanitario, che ha sì bisogno di evolversi, ma che sta rischiando il collasso, e noi ci impegniamo a mettere in sicurezza il bene maggiore di tutti: la salute, attraverso un sistema universalistico che è quello italiano e soprattutto toscano”. Così ha esordito il capogruppo del Partito democratico Vincenzo Ceccarelli, che ha spiegato come siano necessarie risorse per assumere personale, per pagare le bollette e il carburante, facendo fronte all’aumento dei costi dell’energia e per potenziare le case di comunità. Ceccarelli ha quindi concluso il proprio intervento invitando i consiglieri dell’opposizione ad illustrare le proprie ragioni ai colleghi del Piemonte, che hanno approvato questa legge all’unanimità.

Sulla stessa lunghezza d’onda Maurizio Sguanci (Italia Viva), che si è detto “amareggiato per la piega del dibattito politico, di fronte ad un documento che è quasi ragionieristico, che si incentra sui numeri ma per salvaguardare il sistema sanitario, per salvare tante più vite e per dare risposte ai cittadini”.

Anche Irene Galletti (Movimento 5 stelle), riferendosi alla genesi della legge, che ha visto le Regioni riflettere “per mettersi al riparo dalla soglia di sanità povera, si è soffermata sull’ammontare delle risorse, ma soprattutto sul modo in cui queste verranno concretamente utilizzate”. La consigliera si è inoltre augurata che il percorso di questa legge possa procedere in parallelo anche con il disegno di legge del parlamentare Andrea Quartini, che affronta il tema della sanità in dieci punti, dai finanziamenti all’appropriatezza delle cure passando per le liste di attesa.

Di ben altro avviso Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), che ha invitato a riflettere su come l’inflazione aiuti la crescita del Pil: “Legare la spesa sanitaria alla crescita del Pil rischia di essere un sistema che genera ancora inflazione”. Inoltre: “per dare più risorse alla sanità, quante meno andranno alla scuola, alla cultura…?”, si è chiesto retoricamente il consigliere, per affermare che la coperta è corta, vista anche la dinamica demografica del nostro paese, ma anche per citare alcuni importanti contenuti presenti nella manovra di Bilancio del governo Meloni, a partire dal potenziamento dei servizi sul territorio.

A chiudere il dibattito l’assessore Simone Bezzini che, ringraziando Il Consiglio regionale per il percorso compiuto, ha sottolineato come “questa proposta di legge al Parlamento non sia una bandierina di parte, come dimostra la sua genesi istituzionale, visto che prende spunto da quanto elaborato nella Conferenza delle Regioni, ma soprattutto è una legge che ha anche una sua gradualità applicativa, peraltro tesa ad inserirsi nel contesto di finanza pubblica che caratterizza il nostro paese”. E sul fronte della legge di bilancio, Bezzini ha affermato a chiare note che “non si trasferiscono risorse vere, ma si innalza il tetto al privato” e, riguardo alla norma che ridimensiona la pensione dei medici, ha parlato non solo di ingiustizia nei loro confronti ma anche di pericolo per la tenuta del sistema sanitario”.

Per le dichiarazioni di voto sono intervenuti Silvia Noferi (Movimento 5 stelle), Giovanni Galli (Lega), Diego Petrucci (Fratelli d’Italia), Massimiliano Pescini (Pd). I consiglieri del Movimento 5 Stelle e del Partito democratico hanno annunciato voto favorevole; Noferi ha sottolineato come il problema non sia solo avere più risorse ma anche come vengano spese; Pescini, parlando di “proposta minima per salvare il sistema universalistico, evitando di scivolare nella sanità povera”, ha invitato le opposizioni a non coltivare solo i “propri orticelli”. No convinto alla proposta di legge da parte di Galli e Petrucci, che si sono soffermati rispettivamente sull’accorpamento delle Asl e sul ben conosciuto debito di Massa Carrara, e quindi su una proposta di legge “strumentale, demagogica e populista”, come sottolineato da Petrucci.

 

(Testo a cura di Paola Scuffi)

 

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