Sanità: interrogazione sull’attività del trasporto sanitario
L’assessore regionale Simone Bezzini ha risposto al portavoce dell’opposizione Alessandro Capecchi
Firenze – L’assessore regionale alla Sanità Simone Bezzini ha risposto in Aula a un’interrogazione del portavoce dell’opposizione Alessandro Capecchi sulla disciplina delle autorizzazioni e della vigilanza sulle attività del trasporto sanitario e sull’introduzione degli obblighi formativi per agli autisti delle ambulanze.
Durante il suo intervento l’assessore ha sottolineato come “sia il regolamento di attuazione della legge a specificare i requisiti di esercizio che devono essere soddisfatti dalle ambulanze e dalle strutture che svolgono attività di trasporto sanitario. Le procedure per l’autorizzazione all’esercizio delle attività del trasporto sanitario rilasciate alle associazioni del volontariato, ai comitati della Croce Rossa e le modalità di vigilanza sulle attività di trasporto sanitario finalizzate a garantire la sicurezza e la qualità dei servizi. Questo assessorato non è a conoscenza dei fatti riportati nell’interrogazione e si specifica che anche nel corso dell’ultima seduta della Conferenza regionale permanente svoltasi il 28 aprile, non è stata sollevata alcuna questione o richiesta in merito”.
“Rispetto al tema della previsione di procedimenti autorizzatori semplificati da parte dei Comuni – ha concluso l’assessore Bezzini – si ravvisa l’esclusione dalla competenza per materia da parte di Regione Toscana”.
Nella sua replica il portavoce dell’opposizione Alessandro Capecchi ha sottolineato come “quello che ci dice l’assessore preoccupa ma non ci sorprende. La Conferenza permanente evidentemente è a un livello tale di organizzazione che non gestisce i problemi che vengono considerati minoritari delle piccole associazioni, che però ci hanno segnalato, e tra queste c’è anche la Misericordia di Pistoia, problemi rilevanti soprattutto nei comuni più piccoli per le sezioni più piccole o quelle in posizione maggiormente disagiata. Problemi di natura economica perché la formazione del personale avviene anche attraverso la realizzazione di prove pratiche di guida che per essere fatte necessitano di ampie zone che spesso coincidono con parcheggi pubblici che per ragioni di sicurezza devono essere delimitati e chiusi e quindi per la normativa attuale impongono ai comuni di chiedere il pagamento per l’occupazione di suolo pubblico. Ma anche perché diversi comuni evitano di concedere questa chiusura totale per ragioni di valutazione di interesse pubblico perché non ci sono alternative. Non va poi sottovalutato il tema dell’invecchiamento costante dei volontari, ma non c’è ricambio adeguato dal punto di vista generazionale. A questo va aggiunto il problema delle difficoltà al rinnovo delle autorizzazioni. Da una parte la Regione obbliga a organizzare questi corsi per l’adeguata formazione per la qualità e l’efficienza del servizio a cui le associazioni devono partecipare e dall’altra parte i comuni o non concedono gli spazi o chiedono i soldi per l’occupazione del suolo pubblico. Questo sta mettendo in difficoltà tante associazioni e per questo chiediamo di studiare la soluzione a un problema sempre più rilevante”.