Sanità: il nuovo assetto dell’emergenza urgenza e della continuità assistenziale
Due ipotesi di riforma sono state illustrate dall’assessore Simone Bezzini nella commissione presieduta da Enrico Sostegni (Pd). In arrivo il numero unico europeo 116117 per le cure mediche non urgenti
di Cecilia Meli
Firenze – Presentate in commissione Sanità, presieduta da Enrico Sostegni (Pd), due ipotesi di riorganizzazione dell’emergenza-urgenza e della continuità assistenziale. Sono stati ascoltati l’assessore regionale Simone Bezzini e il responsabile della direzione Sanità della Regione Federico Gelli, i quali hanno illustrato metodi e contenuti delle due bozze elaborate.
Come ha spiegato l’assessore, dopo un lungo periodo di confronto e una prima fase in cui gli uffici regionali hanno lavorato per definire alcune ipotesi, in coerenza con le indicazioni date dal Consiglio nella risoluzione conclusiva degli Stati generali della salute, adesso è partita la fase di consultazione sulle proposte. “Se questa fase si concluderà positivamente arriveremo ad elaborare due delibere – ha detto – e sarà dato mandato alle aziende e alle Conferenze dei sindaci di decidere come applicare gli indirizzi della riforma nelle varie realtà territoriali”.
Per quanto riguarda il settore dell’emergenza-urgenza “il tentativo è di usare in modo ottimale le risorse professionali, per garantire l’efficacia dei servizi”, scommettendo su approcci multiprofessionali e su modelli, in parte già applicati, dove si valorizza l’impiego degli infermieri. Per la continuità assistenziale, oltre che a un migliore utilizzo delle professionalità e delle innovazioni tecnologiche, si punta a liberare risorse organizzando turni H16 e non H24, visto che la notte il livello di interventi è bassissimo, per riutilizzarle dove i servizi sono carenti, nelle Case di comunità e per l’assistenza alle cronicità.
Gelli ha sottolineato come gli obiettivi della riforma dell’emergenza urgenza siano aumentare la capillarità della rete, omogeneizzare il sistema sull’intero territorio regionale garantendo equità di accesso, organizzarsi su più livelli di intervento, in modo da gestire i codici minori dei pronto soccorso in sinergia con la continuità assistenziale. Si prevedono due livelli di intervento: uno con le ambulanze di primo soccorso, il secondo con mezzi di soccorso avanzato e rianimazione. “Se rispettassimo i parametri indicati dal decreto ministeriale – ha aggiunto Gelli – la Toscana dovrebbe avere 63 mezzi di soccorso. Invece ne abbiamo attualmente 119 e con la riforma puntiamo ad arrivare a 123”, con una diminuzione dei mezzi medicalizzati. Per la continuità assistenziale gli obiettivi sono innanzitutto istituire il numero unico europeo 116117 per ogni accesso alle cure mediche non urgenti; garantire l’assistenza in tutte le attuali postazioni di continuità assistenziali dalle 20 alle 24, assicurare le cure primarie nelle zone carenti di medici generali, potenziare l’attività diurna della medicina territoriale anche nelle Case di comunità e, infine, riassorbire e potenziare le competenze delle Usca in considerazione della persistenza di numerosi casi di Covid.
“E’ un elemento di valore che si possa ragionare di una riforma organica – ha commentato il presidente della Commissione Enrico Sostegni – e partire dai dati è di grande utilità. Sono due percorsi di riforma che possono fare da modello anche per altri settori, in cui si rafforza l’assistenza territoriale e si dà attuazione al Pnrr”.
Secondo Andrea Ulmi (Lega) le ipotesi di riforma “presentano chiaroscuri”. Ulmi ha sottolineato in particolar modo il rischio che i giovani medici si orientino più sulla medicina generale che sulla continuità assistenziale se non si prevedono incentivi.
Per Vincenzo Ceccarelli (Pd) “l e proposte sono condivisibili e coerenti con le conclusioni raggiunte dagli Stati generali della salute”; la raccomandazione è quella, istituendo il numero 116117, di tenere presenti le diverse realtà territoriali con le varie difficoltà ad accedere ai servizi come il pronto soccorso.
Diego Petrucci (FdI) ha commentato che “le associazioni di volontariato sono in crisi profonda e i pronto soccorso esplodono – ha spiegato -. Il problema dei pronto soccorso è che si deve andare nello stesso posto sia se si ha un codice rosso che se si ha bisogno di un punto di sutura, i due tipi di accesso devono essere scissi”.
Andrea Vannucci (Pd) ha sottolineato la necessità di investire sul personale nella realizzazione delle Case di comunità e ha giudicato “essenziale” l’introduzione del numero unico, insistendo sulla presenza di pediatri nei servizi offerti.
Federica Fratoni (Pd), giudicando la proposta coerente con i principi stabiliti dagli Stati generali, ha voluto evidenziare come in Toscana “anche nell’emergenza urgenza il sistema è e rimane pubblico, mentre altre Regioni hanno fatto scelte diverse”.
Donatella Spadi (Pd) ha osservato che le riforme valorizzano le professionalità senza sovrapposizioni ma con l’integrazione di figure diverse, e che la strada nella differenziazione degli accessi è giusta.
Giovanni Galli (Lega) ha tra le altre cose espresso il timore che il numero unico possa essere preso d’assalto per richieste improprie.