Poli fieristici: pensare ad aggregazione tra Firenze, Arezzo e Carrara
La comunicazione dell’assessore Leonardo Marras nella commissione Sviluppo economico presieduta da Gianni Anselmi (Pd)

Di Freepenguin - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5232147
Scarica ImmagineFirenze – Razionalizzare il sistema fieristico toscano, anche prevedendo di percorrere la strada dell’accorpamento delle tre aziende oggi operanti: Firenze Fiera, Arezzo Fiere e Internazionale Marmi e macchine (Imm) di Carrara. È la prospettiva indicata in commissione Sviluppo economico e rurale, presieduta da Gianni Anselmi (Pd), dall’assessore alle attività produttive Leonardo Marras, che ha spiegato che la necessità di una razionalizzazione del settore “ci è stata sollecitato da un richiamo della Corte dei Conti, poiché la legge prevede che si proceda ad accorpare soggetti partecipati che svolgano le stesse funzioni”.
L’ipotesi di un accorpamento dei tre enti fieristici mediante fusione, ha spiegato Marras, è una delle ipotesi contenute nello studio di analisi e fattibilità che la Regione aveva richiesto all’Università di Firenze anche per conoscere potenzialità e criticità del settore. “Il mercato fieristico è in costante evoluzione, soprattutto dopo il covid – ha spiegato Marras – e il settore toscano rappresenta solo una piccola parte del sistema nazionale, dove altri operatori sono cresciuti ben più dei nostri”. Per citare un esempio, Firenze Fiera, che pure è in crescita negli ultimi anni, rappresenta, per affari, appena un decimo di quanto faccia Bologna Fiere. Arezzo e Carrara, invece, pur in ripresa, fanno registrare performance negative rispetto ai loro piani industriali. Le due società dovranno quindi prevedere piani di risanamento e rilancio.
In Italia, ha ricordato Marras, ci sono state 15 operazioni di aggregazione per migliorare le economie di scala e l’offerta fieristica, “ma tutte, tranne Bologna, fanno riferimento a contesti extraregionali. In Toscana, il processo di aggregazione può avere vari punti di interesse, o attraverso un’ipotesi di fusione, oppure attraverso la centralizzazione delle funzioni strategiche in una holding”. Si tratta comunque di un percorso non esente da difficoltà, “e servirà un approfondimento delle analisi, perché alla necessità della Regione non corrispondono le necessità e le esigenze degli attori locali”.
Secondo la consigliera Sandra Bianchini (Fratelli d’Italia), “bisogna stare attenti ad unire tre debolezze, perché di solito non è operazione che produce un’eccellenza”.