Piano sanitario e sociale 2024-2026: via libera a maggioranza
Hanno votato a favore Pd, Italia Viva e gruppo Misto – Alleanza verdi e sinistra; contrari Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e gruppo Misto – Merito e Lealtà. Approvati alcuni ordini del giorno collegati presentati dai gruppi di opposizione
Firenze – Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza il Piano sanitario e sociale 2024-2026: hanno votato a favore i gruppi del Pd, Italia Viva e gruppo Misto – Alleanza verdi e sinistra; contrari Fratelli d’Italia, Lega, gruppo Misto – Merito e Lealtà e Forza Italia.
Precedentemente all’espressione di voto finale sul provvedimento, l’Aula di palazzo del Pegaso ha preso in esame una serie di ordini del giorno collegati al Piano. Nello specifico ne sono stati respinti 3 di Vittorio Fantozzi (FdI), 2 di Alessandro Capecchi (FdI), 1 di Diego Petrucci (FdI) e 4 di Andrea Ulmi (Gruppo Misto – Merito e Lealtà).
Tra quelli approvati, invece, ricordiamo i 3 illustrati dal Portavoce dell’opposizione, Alessandro Capecchi, che rispettivamente impegnano l’esecutivo regionale a favorire corsi di formazione per la guida delle ambulanze, mediante accordi con gli enti locali; a stanziare maggiori risorse per la realizzazione di nuovi impianti sportivi e la riqualificazione di quelli esistenti; a sostenere e promuovere le comunità terapeutiche garantendo adeguati finanziamenti per sostenere quelle esistenti e promuovere lo sviluppo di nuove strutture. Tali atti sono stati approvati con voto unanime, così come quello presentato da Elisa Tozzi (FdI), che impegna la Giunta ad attivarsi affinché venga sottoscritto, con l’Ufficio scolastico regionale per la Toscana, un protocollo di intesa per la realizzazione di un progetto regionale di potenziamento delle politiche per il diritto allo studio degli alunni affetti da patologie croniche, anche mediante la figura dell’infermiere di comunità scolastica.
Approvati anche tre ordini del giorno, illustrati da Andrea Ulmi, che impegnano il presidente e l’esecutivo regionale affinché sia garantito come priorità il completamento e l’implementazione degli ospedali di comunità; ad attivarsi affinché sia riconosciuto il ruolo dell’odontoiatra come “sentinella epidemiologica e contro la violenza di genere”; a prevedere l’implementazione dei servizi del fascicolo sanitario elettronico, garantendo l’interoperabilità dello stesso con i sistemi ospedalieri e le strutture sanitarie private.
Approvati due degli odg presentati dal consigliere Giovanni Galli (Lega). Uno impegna la Giunta “a valutare la possibilità della presenza di un medico di medicina generale nelle Rsa” per superare le frammentazioni dovute al fatto che “ogni paziente può mantenere quale riferimento il proprio medico di base”; l’altro a chiedere a Irpet e Ars una valutazione tecnica e finanziaria della riforma sanitaria introdotta nel 2015 e a relazione alla commissione competente circa l’incidenza del settore sanitario privato sulla spesa e i servizi del sistema sanitario regionale
Nel corso delle operazioni di voto sono stati approvati alcuni emendamenti: uno presentato da Diego Petrucci FdI), due presentati da Enrico Sostegni (Pd) e sempre due presentati da Alessandro Capecchi (FdI) e da Andrea Ulmi (gruppo Misto – Merito e Lealtà). Respinti altri emendamenti presentati sempre da Petrucci, Capecchi e Ulmi.
L’illustrazione del Piano
L’illustrazione del Piano è stata fatta, questa mattina, in apertura di discussione, dal presidente della commissione Sanità Enrico Sostegni (Pd).
Il nutrito documento si compone di tre parti: una contenutistica, con gli elementi identificativi del nuovo piano, i quadri di riferimento normativo programmatico e conoscitivo, le sfide del modello toscano, gli obiettivi generali; una che elenca gli obiettivi specifici e una sezione valutativa, di partecipazione e confronto con l’esterno. L’approccio adottato è la strategia “One Health” che amplia il concetto di salute e propone un sistema integrato. Il tentativo è quello di mettere la persona al centro, di garantire appropriatezza, efficacia ed efficienza delle cure, dare garanzia di equità e di universalismo.
Il piano si fonda dunque su tre pilastri: ripensare i modelli organizzativi, anticipare le risposte ai nuovi bisogni di salute, coinvolgere professionisti, comunità, istituzioni e singoli cittadini nell’uso consapevole dei servizi e delle prestazioni del servizio sanitario regionale. Tra le sfide su cui lavorare, quella di migliorare l’accesso alle cure, la salute mentale, lo sviluppo della rete delle cure palliative e croniche, la difficoltà nel reclutamento di alcune figure professionali, la sostenibilità economica del sistema.
Numerosi gli obiettivi generali: promuovere la salute in tutte le politiche; implementare l’assistenza territoriale; rafforzare l’integrazione sociale e sociosanitaria e le politiche di inclusione; promuovere e realizzare la circolarità tra i servizi territoriali in rete, le cure di transizione, la rete specialistica ospedaliera e il sistema integrato delle reti cliniche; migliorare l’appropriatezza delle cure e il governo della domanda; operare per la trasformazione digitale nel sistema sanitario, sociosanitario e sociale e per la transizione ecologica.
Gli obiettivi generali vengono declinati poi in politiche concrete attraverso obiettivi specifici. Si va, ad esempio, per la promozione della salute in tutte le politiche, dalla riduzione dei rischi derivanti da malattie degli animali e degli insetti alla promozione di una sana alimentazione, dalla prevenzione e controllo delle malattie infettive al rafforzamento della sicurezza e prevenzione sul lavoro. In materia di assistenza territoriale gli obiettivi sono implementare la rete delle Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità, riorganizzare le Centrali Operative Territoriali e potenziare i Consultori, il progetto di salute nella cura dei pazienti cronici, agire sulle dipendenze comportamentali e i disturbi correlati al gioco d’azzardo e sulla salute mentale nell’infanzia e adolescenza. Il rafforzamento dell’integrazione sociale e sociosanitaria e le politiche per l’inclusione passano, tra le altre cose, dal rafforzamento della presa in carico degli anziani non autosufficienti e dell’assistenza delle persone con demenze e il sostegno ai familiari. Obiettivi specifici sono anche previsti per promuovere e realizzare la circolarità tra i servizi territoriali in rete, la rete specialistica ospedaliera e il sistema integrato delle reti cliniche, per garantire l’appropriatezza delle cure con il governo delle liste di attesa, la digitalizzazione di numerosi servizi e l’espansione della telemedicina per un migliore supporto ai pazienti cronici.
Sono previsti investimenti, infine, per la transizione ecologica e l’efficientamento energetico, la promozione della ricerca e della sperimentazione clinica, la bioetica, la partecipazione e l’orientamento ai servizi.
“Si assiste a un’apertura importante al tema One Health e all’attenzione ambientale” ha commentato Sostegni, così come si punta a una maggiore integrazione e rafforzamento delle Società della salute. Fondamentale, per il consigliere, affrontare alcune sfide, tra cui quella imposta dalla demografia. “La riduzione della popolazione, l’invecchiamento, la frammentazione sociale richiedono di elaborare soluzioni nuove se vogliamo avere in futuro un sistema sostenibile”. L’obiettivo è anche di rafforzare la programmazione condivisa e di trovare un metodo strutturato con le realtà della nostra comunità. “Nel piano c’è un concetto importante – ha proseguito – che è quello delle reti territoriali su cui si devono articolare i servizi, e le Società della salute sono un punto di questa rete, per dare risposte a 360 gradi ai bisogni dei cittadini toscani”. Altra sfida da cogliere necessariamente nei prossimi anni “la presa in carico della cronicità con una buona organizzazione sul territorio, così come l’integrazione fra servizi sociali e sanitari”. “Il sistema sociosanitario regionale – ha detto Sostegni – è un bene comune pubblico dei nostri cittadini, che dobbiamo traghettare nel futuro operando scelte e affrontando le sfide, in modo da garantirne la sostenibilità”. In questo senso sono nodali temi come la forte innovazione, l’inquadramento del personale in modo consono all’evoluzione professionale, l’alleggerimento della burocrazia che toglie tempo al personale sanitario. Positivi, infine, la conferma della governance su tre Asl, l’introduzione del ruolo dell’Agenzia regionale di Sanità, l’inclusione delle nuove dipendenze, il rafforzamento delle cure palliative. “Non si deve tornare indietro dal punto raggiunto in Toscana con la legge sul fine vita – ha concluso il presidente della commissione Sanità – per garantire, dopo la sentenza della Corte costituzionale, i diritti soggettivi dei cittadini”.
Il dibattito in aula
Secondo Andrea Ulmi (Gruppo Misto – Merito e Lealtà) “nel piano c’è il mare magnum dei problemi in sanità, ma non si indica come risolvere le questioni”. Il consigliere si è detto d’accordo sull’idea espressa dal Pd di aumentare le spese per la sanità al 7,5% del Pil, “ma non c’è bisogno solo di soldi e di risorse umane. In un quadro in cui gli sprechi in sanità vengono stimati al 22%, occorre usare bene le risorse disponibili e studiare nuovi modelli organizzativi”. Passando ai temi specifici, per Ulmi va bene risolvere il problema dei pronto soccorso ingolfati rafforzando la medicina territoriale e aumentare i medici che lavorano in pronto soccorso, ma andrebbero individuate nuove metodologie. “Sostituire il numero chiuso a medicina con il semestre è un pannicello caldo” ha affermato ancora Ulmi, che ha ribadito anche l’importanza che la formazione sia di tipo universitario.
Massimiliano Baldini (Lega) ha aperto il suo intervento dando una notizia “che ci dà soddisfazione”: “Il referendum consultivo promosso a seguito del fallimento della riforma sanitaria toscana del 2015 sta raccogliendo una messe di voti ovunque – ha detto – . Nella mia provincia abbiamo difficoltà ad arginare i cittadini che vengono a firmare per dire che la riforma ha fallito da tutti i punti di vista”. La Lega, ha proseguito il consigliere, porterà avanti questo impegno. Baldini ha poi evidenziato i problemi che la Corte dei conti ha sollevato, e il fatto che l’addizionale Irpef introdotta per pareggiare i conti in sanità “doveva essere una tantum è diventata una costante”. “I problemi sono tanti – ha aggiunto -. Basta leggere i quotidiani, professionisti e sindacati e cittadini contestano continuamente le situazioni che in sanità non funzionano. I problemi sono diffusi, ma all’Asl Centro ce ne sono di meno perché come al solito c’è un approccio fiorentinocentrico”. “Riduciamo le spese delle poltrone dei dirigenti e degli amministrativi – ha concluso il consigliere -, e abbandoniamo una gestione politica della sanità che non possiamo più gestire”.
Per Diego Petrucci (FdI) “sono sbagliati i tempi di questo piano”. “Il fatto che un documento di programmazione nell’ambito più importante, quello sanitario – ha commentato – sia approvato nell’ultimo Consiglio utile dimostra come in questa legislatura si sia navigato a vista senza programmazione e pianificazione”. “Si è preferito fare una sterile politica contro il governo nazionale – ha detto ancora Petrucci – quando invece per la prima volta nel 2025 viene superata la quota di 8 miliardi a disposizione della Regione Toscana. Ma se il servizio sanitario non ha un modello efficace ed efficiente non serve a nulla chiedere più soldi”. In sanità toscana, ha proseguito Petrucci, “dobbiamo introdurre la questione morale, la sanità è stato un campo di consenso clientelare che ha prodotto sistema disintegrato in cui abbiamo 2142 primari. C’è bisogno di meno politica e di più merito”. Secondo Fratelli d’Italia la figura del direttore generale va sostituita con una giunta di sanità ed è necessaria una commissione di vigilanza che controlli le nomine che avvengono nel settore. “La battaglia sulle tre Asl è ideologica e di retroguardia – ha concluso -, noi dobbiamo avere come obiettivo quello di moltiplicare i luoghi in cui viene erogata la sanità”.
La discussione in Aula sul nuovo Piano Sanitario Sociale integrato regionale (Pssir) 2024-2026 è continuata con l’intervento di Giovanni Galli (Lega). “Nel documento manca una visione strategica”, ha affermato. È corretta la scelta di un approccio integrato One Health – ha detto – ma la vera sfida è ridefinire la struttura organizzativa e la sostenibilità finanziaria, l’efficacia e l’efficienza del sistema. In questi anni sono stati molti gli interventi per garantire la sostenibilità finanziaria del sistema regionale, compreso l’aumento dell’addizionale Irpef, ma si registrano perdite in progressiva crescita dal 2018. Non possiamo continuare a tamponare il sistema attraverso meccanismi irrazionali come il payback sui dispositivi medici. Non basta aumentare le risorse per risolvere i problemi. La stessa Corte dei Conti, pur rilevando il sottofinanziamento generale del fondo sanitario, parla di una programmazione inadeguata, centrata sulle emergenze e non su una visione strategica di lungo periodo”. Galli ha poi elencato alcune criticità del sistema sanitario come gli accessi impropri al Pronto soccorso “che dovrebbero essere intercettati dalla sanità territoriale”, la mancanza di personale sanitario nelle Case di comunità, l’elevato utilizzo dei medici ‘a gettone’. “La gestione programmatica del sistema sanitario deve cambiare – ha continuato – . Per migliorare il sistema servono una nuova visione, una gestione finanziaria coerente e sostenibile e una squadra coesa. La sola disponibilità di risorse non permette di risolvere sfide come la crescita dei bisogni sanitari, le diseguaglianze, i danni al paziente legati a medicalizzazioni eccessive o alla mancanza di competenze, la lotta agli sprechi”. Galli ha quindi annunciato la presentazione di ordini del giorno ed emendamenti, “per riportare un’ottimizzazione delle risorse a disposizione”.
Andrea Vannucci (Pd) ha riconosciuto come “il Piano sia stato approvato a fine legislatura”, ma ha ribadito come “in questi anni sono già state fatte riforme importanti in materia di sanità, come quelle su farmacie dei servizi, psicologo di base sanità territoriale, rete pediatrica con la guardia medica e la continuità assistenziale, oltre a investimenti sugli ospedali senza precedenti”. “Inoltre l’Agenzia di continuità tra ospedale e territorio è un modello nato in Toscana e Agenas assegna alla rete oncologica toscana il primo posto in Italia: questo è motivo di orgoglio”, ha affermato. “Se si vuole bene al Sistema Sanitario bisogna superare il doppio tetto sull’assunzione che risale a 7-8 governi fa – ha poi aggiunto – perché c’è bisogno di poter investire sul personale”. Ancora: “Il tema della sostenibilità negli anni a venire di un sistema ad alta prevalenza pubblica, come quello toscano, dovrebbe stare a cuore a ogni persona seduta in quest’Aula, così come sta a cuore alle persone fuori”.
Irene Galletti (Movimento 5 Stelle) ha parlato del Piano Sanitario Sociale come un “progetto estremamente ambizioso e, viste le risorse e la situazione in cui versiamo, a rischio di piena realizzazione, in cui non vengono affrontate le criticità profonde del sistema sanitario toscano che derivano dal passato”. “Noi chiediamo che la sanità sia efficace e democratica – ha affermato – . Nel Piano manca ancora una piena attuazione delle sanità di prossimità e di iniziativa, non si danno risposte adeguate alla cronica carenza di personale che affligge le Case di comunità, non c’è ancora un impegno ad aumentare l’attrattività della professione del medico di medicina generale e resta una debolezza strutturale della prevenzione ambientale collettiva che risente di una mancanza di integrazione da Arpat e Asl”. “Manca – ha aggiunto – il contrasto efficace alle disuguaglianze e alle liste d’attesa con evidenti disparità di cura tra aree di verse della Regione, spingendo i cittadini verso le sanità privata”. “Riconosciamo dunque lo sforzo di pianificazione – ha concluso – però registriamo che il Piano continua ad apparire una replica delle visioni precedenti, appare alcuni punti un esercizio di consolidamento più che di rottura, cosa che invece è stata invocata più parti, soprattutto dagli operatori, oltre che dagli utenti. Noi proponiamo dunque una visione più audace, più centrata sulla persona, con azioni concrete e soprattutto misurabili, anche per capire se il Piano così come strutturato, è efficace o meno”.
La presidente della commissione cultura Cristina Giachi (Pd) ha ribadito come il Piano recepisca “sia dal punto di vista delle politiche sociali che delle politiche sanitarie alcune delle acquisizioni che riteniamo le più avanzate e pioneristiche nate dagli Stati Generali della Cultura, in particolare le politiche e azioni che vanno sotto il nome di Welfare culturale” . “Quello del Welfare culturale – ha affermato – è un tema nuovo che non si limita a un’acquisizione che vede tra gli indicatori di salute il grado di istruzione dei cittadini e delle cittadine. Il dato stringente è che, laddove c’è un’offerta culturale più strutturata e più ricca, c’è una condizione di salute migliore, un ambiente più salubre per le cittadine e i cittadini sia dal punto di vista sociale che sanitario. Sono lieta che il Piano abbia recepito queste istanze mettendo la Toscana in una posizione avanzata”.
Donatella Spadi (Pd) si è in particolare concentrata sulla medicina territoriale, definendola la “medicina del futuro” poiché tiene conto di tutti i cambiamenti legati principalmente all’aumento dell’età e delle cronicità, accanto all’integrazione dei servizi sociali e sanitari che in Toscana fanno la differenza, basti pensare agli infermieri di comunità, agli psicologi, a tutte quelle figure chiamate a garantire il benessere della popolazione. La consigliera si è detta “orgogliosa di far parte di questo sistema socio-sanitario, fiore all’occhiello nella nostra Regione, che ha una visione di futuro anche mediante gli extra Lea”.
Marco Niccolai (Pd) ha offerto un focus sulle risorse: “servono maggiori investimenti sul fronte sanitario e sociale” ha affermato, sottolineando come invece il Governo nazionale abbia scelto di piegare la tesa al diktat del Presidente americano, su fronte della difesa, invece di garantire il 7,5 per cento del prodotto interno lordo per la sanità; in Italia siamo al 6 per cento, lontano dagli standard europei”. Ed accanto all’apprezzamento sulle scelte, dagli incentivi ai medici nei luoghi ove vi sia carenza, tema sentito soprattutto nelle aree interne, alla salute mentale e alla continuità assistenziale in ambito pediatrico, il consigliere ha concluso come il Piano sia “patrimonio di tutti i toscani”.
Anche Marco Casucci (Gruppo misto – Merito e lealtà) ha affrontato una serie di tematiche, ringraziando per l’attenzione manifestata verso le aree interne della regione, per l’assistenza pediatrica, per le politiche sulla cronicità, ma ha anche sottolineato la necessità di un confronto serio sulla razionalizzazione della spesa sanitaria, sulla carenza di personale nelle case di comunità, sulla mancanza di una vera rete di collegamento tra gli ospedali; “l’ospedale di provincia dovrebbe essere un po’ il sole rispetto a quelli di vallata – ha affermato – che magari possono avere delle vocazioni specifiche”. “Noi crediamo davvero che la sanità non abbia colore politico – ha concluso – e che debba essere portata avanti con criteri scientifici e con prudenza”.
Di “documento afferente a tante tematiche e che in modo ambizioso affronta alcuni processi organizzativi, non andando – tuttavia – ad individuarne le soluzioni” ha parlato Elena Meini (Lega), sostenendo, a titolo esemplificativo, come non sia sufficiente parlare di potenziamento della diagnostica, ma occorra indicare come poterlo efficacemente attuare. Il punto cardine che manca, comunque, secondo la consigliera, “è la capacità di buttare il cuore oltre l’ideologia, ovvero riconoscere consapevolmente che la strategicità e la governance non hanno funzionato”. Ma accanto alla necessità di rimettere mano alla riorganizzazione, Meini ha chiarito che “aumentare le risorse non significa necessariamente rendere più efficiente un sistema”. Sul fronte della medicina territoriale e della volontà di realizzare le case di comunità, la consigliera ha sottolineato che queste non possono essere “contenitori vuoti”, così come il fascicolo elettronico dovrebbe essere in grado di comunicare ogni dato del paziente, accanto alla necessità di attenzionare meglio il tema della disabilità e fragilità sociale, che riguarda circa 100mila toscani.
Il capogruppo del Partito democratico Vincenzo Ceccarelli ha aperto il suo intervento sul Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2024-2026 sottolineando come che “si tratta di uno strumento importante che dà struttura e strategia alle cose che la Toscana sta facendo e farà per la sanità. Una garanzia del diritto più caro che ogni persona ha che è quello alla salute. La sanità toscana è quella con la maggiore presenza della componente pubblica di tutto il Paese, e per questo costa di più. Le criticità sono tante, la popolazione invecchia, non si trovano medici e professionisti soprattutto nelle aree interne, il tetto per assunzioni personale ancora non è sbloccato”. “Il Piano – ha proseguito Ceccarelli – punta al mantenimento e all’efficientamento della rete ospedaliera, con il riferimento sul territorio delle case della salute e degli ospedali di prossimità”. Respingendo le critiche dell’opposizione Ceccarelli ha replicato che “la riforma del 2015 non è stata un fallimento e a confermarlo sono gli indicatori di salute della popolazione e le performance delle aziende sanitarie. Non navighiamo a vista e a dimostrarlo sono i tanti provvedimenti fatti dalla continuità assistenziale, alla riforma del 118, dalla nuova legge sullo psicologo di base a quella sul sostegno a un fine vita dignitoso. Ma ci sono anche le leggi che approveremo in questo Consiglio quella sulla prevenzione della morte cardiaca improvvisa giovanile e quella sul riconoscimento e promozione del caregiver familiare”. “È inutile dire che si è dato un importo maggiore agli 8miliardi di euro per la sanità toscana – ha concluso Ceccarelli -, perché non si tiene conto che la spesa farmaceutica aumenta in maniera esponenziale, come i costi dell’energia, ma a pesare sono anche inflazione e rinnovi contrattuali. Abbiamo approvato una proposta di legge al Parlamento per non far scendere la spesa sanitaria sotto il 7.5% del pil, un atto di civiltà che penso dovrebbero appoggiare tutte le forze politiche”.
La discussione in Aula sul nuovo Piano Sanitario Sociale integrato regionale (Pssir) 2024-2026 è continuata il pomeriggio con l’intervento di Marco Landi (Fratelli d’Italia) che ha parlato di un documento che, “essendo arrivato a fine legislatura, non pianifica e non rappresenta un elemento di prospettiva”. Ha dunque evidenziato alcune problematiche, a partire da quella dell’elisoccorso, ricordando come “da 7 anni si va avanti con un affidamento diretto, più volte scaduto, con gare riaperte, ritirate o andate deserte”. “La Regione che non ha tenuto in considerazione le indicazioni e gli atti votati da quest’Aula e non ha ascoltato il territori – ha detto – . Adesso il bando, anziché rendere più efficiente il servizio di elisoccorso, prevede due elicotteri, con base a Massa e Grosseto, che viaggiano giorno e notte, mentre l’elicottero di Firenze che viaggia solo in orario diurno, viene potenziato”. “L’approccio del servizio socio sanitario non funziona per tutti nello stesso modo e, ad essere più penalizzate, sono le aree periferiche, in particolare quelle insulari” ha dunque affermato. Facendo poi riferimento alla Cittadella della Salute di Pisa, ha evidenziato come “non basta costruire ma serve una programmazione delle energie professionali e delle tecnologie che devono essere messe nelle strutture”. Sul concetto di sanità pubblica ha poi sottolineato come “la Regione stanzia 20 milioni di euro per i convenzionati, destinati sempre alle solite strutture e che la metà dei cittadini sono costrette a curarsi a proprie spese nelle strutture private”.
Il portavoce dell’Opposizione Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia) ha parlato di un Piano che “nasce già vecchio rispetto a un’organizzazione sanitaria che di fatto viene decisa dalla Giunta attraverso le delibere”. “La delibera di Giunta 1508 del dicembre 2022 riguarda la programmazione dell’assistenza territoriale – ha detto –. Questi atti non sono solo gestionali, ma deliberativi”. Capecchi ha evidenziato alcune criticità a partire dal sistema delle tre “Aslone” in cui “rispetto a una razionalizzazione dei centri decisionali, c’è una sensazione di parziale abbandono in tanti territori, persino nei comuni capoluogo di provincia”. Ha poi parlato della riforma del 112 e del 116-117 in cui “si è confuso il piano dell’emergenza con quello della continuità assistenziale”. Infine: “Noi non siamo per demonizzare il privato” ha detto, evidenziando il ruolo che esso assume nel volontariato e in alcuni settori della diagnostica.
Gli interventi degli assessori Spinelli e Bezzini
Intervenuta l’assessora al Welfare Serena Spinelli che, rispondendo al portavoce dell’Opposizione Capecchi, ha spiegato che “alcune delibere della Giunta non sono state allineate a livello temporale rispetto al Piano Sanitario Sociale, ma dovevano essere approvate in quella fase perché lo prevedeva il Decreto ministeriale 77”. “Quello che proponiamo attraverso il Piano – ha poi affermato – è un modello di sistema sociosanitario che prova a interpretare i cambiamenti demografici e sociali in atto nelle nostre comunità. Il sistema One Health ha un approccio estremamente diverso e più complesso rispetto a quello prestazionale, e trova la sostenibilità attraverso due elementi: l’aumento delle risorse e l’innovazione dei sistemi”.
“I determinanti di salute – ha continuato Spinelli – ci dicono che oggi la qualità della vita delle persone si crea in gran parte nell’ambiente in cui si vive, ed è fondamentale una comunità in cui è possibile costruire la propria vita, indipendentemente dalle condizioni sociali di partenza e di salute. Il sistema One health si prende cura delle persone provando a costruire percorsi condivisi, mettendole al centro, non limitandosi a erogare prestazioni. Inoltre, attraverso i Punti unici di accesso e i sistemi territoriali differenziati, è in grado di rispondere alle diversità, ai bisogni di sanità e a quelli sociali come l’inserimento lavorativo, anche nei casi di non autosufficienza o di disabilità”.
“Il Piano prova dunque a raccontare come la salute sia costruita da più determinanti – ha detto l’assessora -. Il pubblico resta centrale nell’organizzazione dei servizi, ma si costruiscono tante alleanze territoriali e di co-programmazione col terzo settore e col privato sociale. Abbiamo provato a immaginare tutto questo partendo dall’idea complessa che la presa in carico delle persone con problematiche, anche sociali, non possa essere dissociata dalle necessità sanitarie”.
“Dobbiamo ostinatamente, in maniera convinta, continuare a parlare del sistema One health e condividerlo come sistema Paese” ha poi ribadito, ricordando come “l’Italia è uno degli ultimi Stati europei che non ha una legge sulla autosufficienza adeguatamente finanziata”.
Non solo ringraziamenti a tutti coloro che a vario titolo hanno lavorato al Piano sanitario e sociale integrato regionale, in una fase non ordinaria come quella legata alla pandemia, ma soprattutto una considerazione su tutte: “nonostante questo strumento arrivi a fine legislatura è utile”. Parola dell’assessore al diritto alla Salute Simone Bezzini che ne ha spiegato i motivi. In sintesi: consegna indirizzi che varranno per un orizzonte temporale di due o tre anni; offre una connotazione di sistema, consolidando una serie di atti assunti nel corso della legislatura, grazie anche agli Stati generali della Salute; armonizza il tutto, per garantire stessi livelli di opportunità di cura in tutta la Toscana. E accennando solo alla grande crisi demografica, ai bisogni che crescono e soprattutto ai nuovi bisogni di salute, tra evoluzione del disagio ed effetti del cambiamento climatico, l’assessore si è focalizzato su tre questioni: la necessità di risorse adeguate, basti pensare che ad oggi non sappiamo quale sia il riparto del Fondo sanitario nazionale; la costante attenzione alla innovazione organizzativa, una sfida da affrontare in maniera originale, con le case di comunità collegate agli altri servizi; ed infine l’appropriatezza, “sfida cruciale per la tenuta del sistema sanitario”. “Abbiamo lavorato per tenere assieme le politiche sanitarie e quelle sociali, garantendo il coinvolgimento dei corpi intermedi – ha concluso Bezzini – grazie a tutte e tutti, ai gruppi di maggioranza e di opposizione, per le proposte e gli stimoli”.
(testo a cura di Cecilia Meli, Angela Feo, Paola Scuffi e Emmanuel Milano)