Partecipazione: cambia la legge regionale, approvate tre proposte di risoluzione
Dopo l’informativa sul lavoro di modifica della legge regionale e il dibattito. Giunta impegnata a riferire periodicamente al Consiglio, ad armonizzare la normativa con quella sul governo del territorio, a istituire la figura del presidente dell’Autorità
Firenze – Il Consiglio regionale ha approvato tre proposte di risoluzione dopo l’informativa, tenuta dall’assessore regionale Stefano Ciuoffo, sulla proposta di modifica della legge regionale 46 del 2 agosto 2013 sul dibattito pubblico e la promozione della partecipazione all’elaborazione delle politiche regionali e locali.
La prima, a firma dei consiglieri Pd Vincenzo Ceccarelli, Massimiliano Pescini e Giacomo Bugliani, e illustrata in Aula da Ceccarelli, impegna la Giunta a riferire periodicamente in Consiglio regionale, attraverso la commissione consiliare competente, sui successivi passaggi che caratterizzeranno la predisposizione della proposta di legge di modifica della normativa regionale vigente. Impegna inoltre la Giunta “a portare avanti la riforma e l’aggiornamento della disciplina normativa con il più ampio concorso dei soggetti interessati e dei diversi livelli istituzionali”. La proposta di risoluzione è stata approvata a maggioranza, con l’astensione di tutti i gruppi di opposizione tranne Forza Italia, che ha votato contro.
Irene Galletti (M5S) ha annunciato e motivato il suo voto di astensione spiegando di essere favorevole all’impegnativa che chiede un maggiore coinvolgimento del Consiglio e una maggiore partecipazione, ma “di trovare la narrativa dell’atto troppo celebrativa di come è stata applicata la legge in questi anni, e non corrispondente alla realtà”.
Le successive proposte di risoluzione, entrambe presentate da Elena Meini (Lega) che le ha illustrate al Consiglio, sono state approvate con voto favorevole all’unanimità. Una impegna il presidente e la Giunta regionale “ad armonizzare la legge 46/2013 con la legge 65/2014 sul governo del territorio, al fine di trovare una definizione più puntuale anche rispetto alle risorse finanziarie con le quali supportare gli enti locali che intendono approfondire e strutturare la metodologia partecipata della pianificazione urbanistica prevista dalla stessa legge regionale”.
L’altra impegna il presidente e la Giunta regionale “ad istituire la figura del presidente dell’Autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione, specificandone le funzioni, al fine di migliorare il funzionamento della stessa autorità”.
(testo a cura di Cecilia Meli)
L’informativa della Giunta
Diritto di partecipazione, organizzazione e compiti dell’Autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione, funzioni del Dibattito pubblico e modalità del sostegno della Regione ai processi partecipativi locali. L’assessore regionale Stefano Ciuoffo ha tenuto un’informativa all’Aula sulla proposta di modifica della legge regionale 46 del 2 agosto 2013 sul dibattito pubblico e la promozione della partecipazione all’elaborazione delle politiche regionali e locali.
I risultati ottenuti fin qui, ha dichiarato Ciuoffo, che ha letto in Aula il documento preliminare con il quale la Giunta delinea le modifiche alla legge, sono complessivamente soddisfacenti: dal 2014, sono 186 i progetti locali che hanno ottenuto il sostegno della legge sulla partecipazione, a fronte di 363 domande presentate. Prima del 2014, con la precedente normativa varata nel 2007 e operativa dal 2008, i progetti erano stati 116. Nel 2015 e nel 2017 si sono svolti due Dibattiti pubblici regionali, sul progetto di rinnovamento e ampliamento del Porto di Livorno e sul progetto di stoccaggio dei cosiddetti ‘gessi’ di Gavorrano.
La legge toscana “ha raggiunto il suo principale obiettivo: quello di essere, innanzi tutto, un canale e uno strumento per attivare processi partecipativi in qualche modo legati ad un’effettiva policy e per sperimentare metodologie innovative di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte pubbliche; ma anche per diffondere una cultura della partecipazione”. L’Emilia Romagna e la Puglia, si ricorda, si sono dotate di una legge regionale sulla partecipazione, simile a quella toscana.
Ora si ritiene che sia arrivato il momento di introdurre le opportune modifiche, “con l’obiettivo di migliorare la legge e di consentirle di rispondere a nuove esigenze” della società toscana. Nei principi della legge si pensa di inserire un richiamo esplicito alla modifica dello Statuto della Regione, con la quale si indica “la tutela e la valorizzazione dei beni comuni” tra le finalità statutarie della Regione. Nel mantenere la configurazione dell’Autorità come organo indipendente, si cerca una “soluzione legislativa e/o amministrativa”, rispetto agli attuali vincoli sui possibili compensi ai componenti di organi collegiali, che la normativa attuale prevede: “Un modesto gettone di presenza a seduta (30 euro) limita la piena funzionalità dell’Autorità, mentre si richiede un adeguato riconoscimento delle professionalità chiamate a svolgere questo ruolo e dell’impegno, anche di tempo, che ciò richiede”. Si ipotizza di regolare “in modo semplificato le procedure di nomina”, precisare il ruolo e i compiti del supporto assicurato dagli Uffici del Consiglio e della Giunta regionale, regolare meglio i compiti di valutazione e indirizzo del Consiglio Regionale.
Riguardo ai compiti dell’Autorità, si prevede “l’emanazione, da parte dell’Autorità, di nuove linee guida per favorire una semplificazione delle procedure e della modulistica per la presentazione delle domande”; al posto dell’attivazione d’ufficio delle procedure di Dibattito pubblico, “è da valutare l’opportunità di una procedura attraverso cui la Giunta Regionale possa trasmettere annualmente all’Autorità l’elenco delle opere che possono essere soggette a Dibattito Pubblico, consentendo all’Autorità stessa di valutare la sussistenza delle condizioni”. Così come si pensa di allargare, con risorse aggiuntive messe a disposizione dalla Regione, i possibili ambiti di attivazione di un Dibattito Pubblico, non limitandosi alle opere infrastrutturali, ma aprendo ad alcuni piani e programmi regionali, e alle scelte localizzative che ne possono derivare.
Quanto al Dibattito pubblico regionale, la Toscana ne ribadisce la rilevanza e la “notevole efficacia”, per aver contribuito “al miglioramento dei progetti originari e al superamento o almeno alla mitigazione di conflitti territoriali”. Il nuovo Codice dei contratti pubblici “introduce modifiche tali da minare alla radice le potenzialità dello strumento del Dibattito Pubblico”. La nostra Regione intende “rilanciare la propria normativa sul Dibattito pubblico regionale, intervenendo sugli aspetti che hanno presentato alcuni profili problematici”. Con la normativa attuale, è fissata una soglia finanziaria a 50milioni di euro di investimento per definire opere, interventi o progetti oggetto di un Dibattito pubblico. “Occorrerebbe affidare all’Autorità regionale per la partecipazione il compito di valutare se sussistano le condizioni per un’efficace Dibattito pubblico, anche per le opere private”.
Sul sostegno della Regione ai processi partecipativi locali, “si possono riconsiderare numeri e modalità di raccolta delle firme, per ciascun ambito territoriale di riferimento, e si deve prevedere la possibilità di raccolta delle firme per via digitale”; per quanto riguarda le domande presentate dalle imprese, “andrebbe meglio specificato nel testo della legge quali possono essere le progettualità (di intervento o investimento) su cui le imprese possono chiedere il sostegno regionale in quanto presentano “un rilevante impatto di natura ambientale, sociale od economica” (art. 16bis, c. 2). E i processi partecipativi di questo tipo dovranno essere finalizzati alla gestione, o prevenzione, di possibili conflitti, disagi o impatti non graditi che derivano dalle progettazioni di un’impresa privata.
Per i progetti presentati dalle istituzioni scolastiche, le possibili proposte provenienti dalle Università dovrebbero riguardare progetti mirati al coinvolgimento propositivo degli studenti o a proprie progettazioni, mentre si vuole evitare che le Università richiedano un sostegno solo per il ruolo di consulenza o di facilitazione che, eventualmente, possono svolgere. Le scadenze per la presentazione delle domande e la relativa valutazione saranno rimodulate e si pensa infine alla previsione di veri e propri ‘bandi’, anche di carattere tematico, con l’indicazione preventiva delle risorse disponibili per ciascuna scadenza.
Per le domane presentate dagli enti locali, si pensa di rafforzare la previsione che sia data pubblicità e rilievo all’eventuale rifiuto di accettare la richiesta dei cittadini e richiedere di motivare pubblicamente le ragioni del rifiuto, pur restando “nelle prerogative politiche di un’istituzione valutare se vi siano o meno i presupposti di una decisione assunta autonomamente, senza discussione con una parte dell’opinione pubblica”. Si pensa infine a “rafforzare, nel testo, l’impegno del Comune a svolgere un ruolo attivo di interlocuzione anche durante lo svolgimento del processo partecipativo”.
Modifiche e novità saranno infine introdotte relativamente al Protocollo fra Regione ed enti locali (potrebbe essere sostituito da una dichiarazione sottoscritta dal sindaco o dal titolare di una decisione), alla formazione (dovrebbe essere particolarmente rivolta al personale dipendente degli Enti locali) alla partecipazione nelle politiche regionali (con un “semplice quadro normativo, per consentire l’attivazione di processi partecipativi nella fase di definizione e costruzione delle politiche regionali, eventualmente riattivando il capitolo di bilancio che, a suo tempo, era stato previsto per queste specifiche finalità”).
(testo a cura di Sandro Bartoli)
Il dibattito in Aula
Ad aprire il dibattito sulla informativa riguardante le modifiche alla legge sulla promozione della partecipazione è stato Massimiliano Riccardo Baldini (Lega), parlando di “tema complesso, delicato e importante, che necessita di un confronto ampio e di una adeguata cornice regolamentare”. Un confronto più che necessario, ma che non può bastare, come ha spiegato il consigliere, “poiché la partecipazione non è un concetto fine a se stesso, deve andare al di là delle parole e dei voti, per essere tradotto nella realtà”. Da qui alcuni esempi per dimostrare come questo sia stato, talvolta, vanificato: dal tema dell’acqua alla Manifattura di Lucca, passando dal piano dei rifiuti che “potrebbe essere oggetto di impugnazione”. “Per non rimanere al palo – ha concluso il consigliere – occorre andare ben al di là del confronto in quest’Aula ed imprimere una svolta importante”.
Anna Paris (Pd), partendo dalla propria esperienza personale, che negli anni Novanta l’ha vista impegnata con il coinvolgimento degli stakeholder aziendali, una volta arrivata in Consiglio regionale ha apprezzato l’importante e complesso sistema di democrazia, messo a punto con la legge sulla partecipazione. Ma se l’individuazione dei processi partecipativi rimane l’aspetto più negativo, secondo la consigliera occorre incentivare la cultura del coinvolgimento dei cittadini, attraverso sistemi organizzativi per captare la popolazione di riferimento, implementando risorse e strutture “per uno strumento di democrazia e di civiltà”.
Alessandro Capecchi (FdI) ha sottolineato la discrasia tra ciò che si afferma in teoria e quello che si realizza nella pratica. Occorre, perciò, adoperarsi fattivamente per attivare nel bilancio un apposito capitolo di spesa. E soffermandosi sull’inserimento dei “beni comuni” all’interno dello Statuto, il consigliere ha parlato di un problema di cultura nel rispetto di tali beni, il che – evidentemente – stride con chi protesta imbrattando opere pubbliche. La Regione toscana si è dotata per prima di questa legge, “ma la partecipazione per essere vera deve essere autentica, una partecipazione guidata dal pubblico risulta drogata, e tale tema si lega alla reale trasparenza”, ha concluso, accennando al Piano dell’economia circolare e al confronto con soggetti strutturati.
Secondo Francesco Gazzetti (Pd), “si può fare meglio, ma non siamo certo all’anno zero: la Regione toscana ha fatto da apripista e può far sentire la propria voce, occorre capire come possiamo essere di sostegno e di aiuto in questo cammino”. E ringraziando l’assessore Stefano Ciuoffo per l’importante contributo offerto, si è soffermato sui percorsi di partecipazione, che hanno sì un inizio e una fine, ma che potrebbero essere accompagnati, non valutati ex post; in tale contesto è importante comprendere appieno l’utilità di tali confronti e fornire i giusti temi anche nella discussione, attraverso operatori formati e mediante risorse adeguate.
“Siamo favorevoli a migliorare la legge, ma non intendiamo rilasciare un assegno in bianco”. Parola di Irene Galletti (M5S) che, dopo aver ripercorso la storia della partecipazione nella nostra regione, ha affermato di ritrovare nella informativa diverse affinità con i contenuti della proposta di legge del Movimento 5 Stelle, presentata nella scorsa legislatura. Anche per la consigliera, per attivare la cultura della partecipazione occorre implementare le risorse a disposizione, investire nella formazione, guardando in particolare al personale degli enti locali, soprattutto di quelli più piccoli, favorendo anche la semplificazione procedurale.
Elena Meini (Lega) è partita da un “dato allarmante”: dal 2014 al 2022 si sono svolti solo due dibattiti pubblici, sulla darsena Europa e sui Gessi rossi. Tra gli altri temi trattati dalla consigliera ricordiamo la necessità di fornire una cornice legislativa più chiara; di inserire nel bilancio del Consiglio regionale risorse adeguate; di fare un focus sulla dotazione del personale e sulla formazione. “Con la commissione competente lavoriamo insieme – ha concluso – per far funzionare al meglio una legge così importante”.
(testo a cura di Paola Scuffi)