Libri: Stefano Romagnoli racconta la Toscana centrale fra l’Ottocento e il Novecento
La presentazione del volume a palazzo del Pegaso. Il presidente Antonio Mazzeo: “Racconta la fatica di tante donne e di tanti uomini e l’impegno che mettevano a disposizione della comunità in un periodo di grande trasformazione sociale”
Firenze – Contadini, fiascaie, guardie e sacerdoti. Vita e società nella Toscana centrale fra Ottocento e Novecento è il volume di Stefano Romagnoli presentato mercoledì 20 luglio nella sala Gonfalone a palazzo del Pegaso. A spiegare il senso di quella che è una ricerca approfondita di un periodo, la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, e di una zona, l’empolese è stato l’autore: “L’obiettivo era dar voce ai dimenticati, le classi subalterne, a coloro che erano gli ultimi della gerarchia sociale. E siccome non avevano documenti, ed erano senza storia, tutto andava ricostruito partendo dalle fonti dell’epoca disponibili, da alcuni numeri e dalle testimonianze”.
“Per fortuna – spiega Stefano Romagnoli – quel periodo è molto effervescente dal punto di vista della comunicazione, nascono i giornali socialisti, e nella zona dell’empolese successivamente, nasce, in contrapposizione, anche il giornale conservatore. Comincia una dialettica da cui vengono fuori le esperienze. Il lavoro è stato di ricostruire la vita attraverso tanti aspetti, non solo il lavoro, ma anche la salute, la scuola e anche la cultura dominante in quel periodo. Era un sistema che aveva i germi di ciò che è stato nei decenni successivi, prima il periodo fascista, che ha bloccato un’evoluzione della società, e poi il boom che ci fu dopo la Seconda guerra mondiale che portò alla nascita dei distretti industriali”.
Il valore di una pubblicazione sottolineato dal presidente dell’Assemblea legislativa Antonio Mazzeo: “È stato un piacere partecipare alla presentazione del libro di Stefano Romagnoli, perché racconta un pezzo della mia terra, la zona del Valdarno, che tra la fine dell’Ottocento e il Novecento è passata da essere un territorio agricolo a una zona ad alta reindustrializzazione. Racconta la fatica di tante donne e di tanti uomini e l’impegno che mettevano a disposizione della comunità”.
“È un libro – prosegue Antonio Mazzeo – che racconta le paure, le ansie, ma anche la voglia di guardare con speranza e ottimismo al futuro. Era un momento di grande cambiamento, molto simile a quello che stiamo vivendo ora, seppur in modo molto più rapido, allora ha cambiato un modo di vivere e il paradigma culturale. Si tratta di un territorio trasformato completamente e leggere questo libro e presentarlo è anche un modo per mandare un messaggio: alla fine ogni cambiamento richiede una passione collettiva, un lavoro collettivo. Il cambiamento va anticipato perché solo così è possibile disegnare il tempo che verrà e tutto questo lo facciamo coltivando la memoria. Perché da quello che è stato possiamo prendere qualcosa e farlo diventare quello che verrà”.
Per il consigliere regionale Enrico Sostegni “si tratta di un lavoro importante, Stefano Romagnoli è di Empoli e conosce bene il territorio e ha cominciato a studiarlo dai tempi dell’università. Questa volta è riuscito a ricostruire in maniera attenta lo sviluppo economico della città e del suo territorio, ma anche quello sociale, culturale e di relazioni. Un periodo anche poco studiato a livello locale, che è invece riuscito, partendo dai dati, a ricostruire in maniera attenta consegnandoci un documento che ci descrive un mondo che altrimenti avremmo perso e ricostruendo anche un po’ tutto quello che è lo sviluppo dei progressi economici e sociali che il nostro territorio ha fatto da quel periodo fino ad oggi. Uno straordinario lavoro di ricerca e documentazione che Romagnoli ha fatto in tanti anni e per il quale lo ringraziamo”.
Alla presentazione del libro ha partecipato anche l’assessore alle Infrastrutture digitali della Regione Stefano Ciuoffo: “Si tratta di un testo di assoluta qualità scritto con grande competenza e metodo la stessa che l’autore ha utilizzato nella sua professione. Il libro parla di un intervallo di tempo specifico, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e di un territorio, l’empolese e il suo contesto. La lettura può sembrare faticosa, parlare di storia, leggere dati, abituati alla letteratura e alla narrativa, può non trovare stimoli, invece il testo appassiona e sollecita ed è di facilissima lettura anche per la qualità della scrittura arricchita di dati e citazioni. È un libro che di quel periodo e di quel territorio ne racconta pienamente le fatiche e le fortune, e cerca di trasmettere una sollecitazione: cosa di quegli anni ha determinato il carattere di quella comunità e di quei popoli, cosa di quel periodo oggi è ancora leggibile. Ed è probabilmente un messaggio forte che ci consegna una conferma: l’empolese e quelle aree hanno radici profonde, ben lette e documentate in questo libro e sono il fondamento e il carattere di quei territori ancora adesso”.
Il libro si propone di ricostruire la vita dei ceti popolari nell’area empolese e nel medio Valdarno fra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Il volume si articola in due sezioni, una dedicata alla ricostruzione del sistema economico locale, l’altra incentrata sulle condizioni di vita e la vita sociale e relazionale. La prima sezione parte dai dati sulla popolazione attraverso i censimenti 1861-1921 per provare poi a ricostruire il tessuto industriale e artigianale del territorio e disegnare, infine, la struttura delle campagne e il rapporto di conduzione mezzadrile. Nella seconda sezione si parla delle condizioni di lavoro, sanitarie, scolastiche, abitative della popolazione, dei problemi legati alla vita sociale e ai rapporti interpersonali.
Le dichiarazioni in video
L’intervista al presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo
L’intervento del consigliere regionale Enrico Sostegni
L’intervista all’assessore alle Infrastrutture digitali della Regione Toscana Stefano Ciuoffo
L’intervento dell’autore Stefano Romagnoli