Infiltrazioni criminalità: commissione inchiesta, il dibattito sulle relazioni finali
Gli interventi dei consiglieri Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), Irene Galletti (Movimento 5 stelle), Andrea Ulmi (Lega), Luciana Bartolini (Lega), Federica Fratoni (Pd), Marco Niccolai (Pd), Maurizio Sguanci (Italia Viva), Francesco Torselli (Fratelli d’Italia), Francesco Gazzetti (Pd), Marco Stella (Forza Italia), Giovanni Galli (Lega)
di Paola Scuffi
Firenze – Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), partendo dal ringraziamento a tutti i commissari per il lavoro svolto, ha sottolineato che “la questione mafia è condivisa poiché in Toscana essa è presente in maniera strutturata. Le autorizzazioni ambientali in questa regione costituiscono un problema, ha detto Capecchi”, facendo presente come a suo avviso sia necessario “fare sistema tra tutti gli attori, realizzare protocolli operativi a partire dalla realizzazione delle opere previste dal Pnnr”. Sottolineando la difficoltà a partecipare ai lavori di una Commissione priva di effettivi poteri di indagine, Capecchi ha affermato che “le parole più grosse in questa vicenda – riferendosi in particolare al famigerato emendamento – sono volate tra Enrico Rossi ed Eugenio Giani e non certo tra la maggioranza e l’opposizione”. Di questa vicenda si è retoricamente domandato Capecchi, in conclusione del suo intervento, “che cosa rimane? Un danno ambientale ed economico incalcolabile per la Toscana, accanto alla crescente sfiducia dei cittadini”.
Irene Galletti (Movimento 5 stelle) ha iniziato affermando che “la commissione Keu ha mancato i suoi obiettivi; alcuni soggetti sono stati impossibilitati a partecipare, e la Giunta regionale si è dimostrata poco collaborativa nei nostri confronti”. “La relazione di maggioranza – ha proseguito Galletti – si caratterizza per conclusioni ben diverse da quelle che ci saremmo augurati, mentre la nostra evidenzia i meccanismi che facilitano le infiltrazioni mafiose”. “Personalmente – ha continuato Galletti – mi sono sempre strenuamente battuta per il rafforzamento del ruolo e delle competenze di Arpat, ma le nostre istanze sono state purtroppo considerate solo in parte”. In Toscana, ha concluso la consigliera, “esiste uno strutturato sistema malavitoso molto complesso che occorre estirpare dalla radice” e, riferendosi ai ripetuti interventi dell’ex onorevole Rosy Bindi, che in più di una occasione ha ricordato che la mafia si insinua sempre nei passaggi chiave, li ha definiti “una bella lezione di politica”.
Per Andrea Ulmi (Lega) “si tratta di una vicenda tipicamente italiana, dove la superficialità e l’interpretazione delle normative per gli amici ha dato luogo ad eventi deleteri per la Toscana, caratterizzati dal consueto rimpallo di responsabilità tra i soggetti istituzionali chiamati ad intervenire”. “Se questa vicenda dovesse restare impunita, essa potrebbe in futuro ripetersi ancora. Mi auguro – ha terminato Ulmi – che la nostra condanna, di tipo morale, possa avere la sua valenza anche nel proseguo di questa consiliatura regionale”.
Luciana Bartolini (Lega), associandosi, come del resto fatto da tutti gli intervenuti nel dibattito, ai ringraziamenti a tutti i membri che hanno lavorato nella Commissione, ricordando come in Toscana siano stati censiti ben 78 clan mafiosi, ha affermato “che la vicenda Keu non può essere in alcun modo minimizzata, e stare a parlarne in quest’Aula è il primo, importante, passo”. “La Toscana non è terra di mafie – ha proseguito Bartolini – ma la mafia vi investe ingenti somme di denaro sporco, andando ad incidere nel suo tessuto economico e produttivo. Mi auguro solo – ha concluso la consigliera – che chi ha sbagliato paghi e non resti impunito”.
Federica Fratoni (Pd) ha esordito ribadendo, al pari di quanto affermato già da altri consiglieri, “la difficoltà della Commissione ad operare in costanza di indagini aperte e senza poteri effettivi”. Tuttavia si è detta “soddisfatta per la sostanziale analogia delle conclusioni delle due relazioni di maggioranza e di minoranza”. La collega De Robertis ha “egregiamente collocato uno dopo l’altro i vari passaggi della vicenda, anche grazie al lavoro degli uffici regionali” ed in relazione alla necessità del potenziamento di Arpat ha ricordato che il Consiglio regionale si è già impegnato sul versante delle assunzioni. La consigliera Fratoni ha poi rivendicato la piena titolarità dei consiglieri alla presentazione di emendamenti, “magari attraverso la definizione di diverse modalità per quelli di natura più squisitamente tecnica”. “E’ una stagione certamente difficile – ha concluso Fratoni – ma abbiamo il compito di trasformarla in una grande opportunità, lavorando e facendo sistema per agevolare la crescita della Toscana”.
Marco Niccolai (Pd), ha esordito: “Non abbiamo alcun disagio a parlare di infiltrazioni mafiose, poiché qui non ci sono negazionisti e la questione è seria e non certo nuova”. Proseguendo il suo intervento ha ricordato analoghi casi accaduti in altre regioni, come la Lombardia, ed ha affermato “la necessità di continuare a parlare di questi temi, facendo attenzione ai messaggi simbolici per contrastare la subcultura mafiosa, per combattere il cancro che strazia la nostra economia e la nostra democrazia”.
Maurizio Sguanci (Italia Viva) si è unito ai ringraziamenti per il lavoro della Commissione, “in particolare per quello della vicepresidente De Robertis, per aver dismesso la maglia del suo partito per indossare quella della squadra”, ed ha ricordato come “mentre le piccole e medie imprese della Toscana hanno resistito ai tentativi di infiltrazione, la mafia si insinua più facilmente dove le maglie sono più larghe”. In conclusione del suo intervento ha affermato che “in occasione della presentazione di emendamenti di elevata tecnicità sarebbe necessario un maggiore coinvolgimento degli uffici preposti”.
Per Francesco Torselli (Fratelli d’Italia) “il tema Keu da un lato, e le infiltrazioni mafiose dall’altro, hanno dimostrato chiaramente che la mafia esiste anche in Toscana, generando paura tra gli abitanti dell’empolese e di Santa Croce, che lamentano di essere stati abbandonati dalle istituzioni”. Da qui la mancanza di tranquillità evidenziata dal consigliere, “dopo una vicenda che ci ha screditato un po’ tutti – ha affermato – ma io non ci sto a fare la parte di chi ha connivenza con un certo sistema, non ci sto a far finta di niente”. E dopo aver ricordato che a distanza di 24 ore dall’indagine Keu il Consiglio regionale ha bocciato la proposta di Fratelli d’Italia, di istituire una commissione sulle infiltrazioni mafiose, si è soffermato sull’emendamento “della discordia”, in particolare sulle accuse di Rossi nei confronti di Giani. “Spero che le due relazioni servano a restituire fiducia a tutti i cittadini toscani”, ha concluso il consigliere.
Di “dibattito centrale e fondamentale” ha parlato Francesco Gazzetti (Pd), ma anche di “occasione non pienamente sfruttata: una doppia relazione finale non è un bel segno, soprattutto quando si vanno ad analizzare i contenuti”. “Questa non era la commissione Keu, ma la commissione che aveva il compito di alzare la guardia contro le infiltrazioni mafiose”. Secondo il consigliere “per estirpare questi cancri bisogna spingere di più sull’acceleratore, per combattere la criminalità organizzata in qualsiasi articolazione”. “Mi auguro che al di là della doppia relazione possiamo trovare elementi per un lavoro da fare congiuntamente – ha concluso – la Toscana è contaminata dalla mafia ma non è certo terra di mafia”.
Anche Marco Stella (Forza Italia) si è soffermato sull’emendamento “non tradizionale, o almeno diverso da quelli che solitamente si fanno: scritto dall’avvocato del Consorzio e presentato in Aula dal consigliere Andrea Pieroni”, ha affermato, sottolineando la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Ma cosa divide le due relazioni? Per Stella “il racconto del presidente Rossi, la sua audizione è punto dirimente, la Giunta era al corrente ma aveva invitato a non presentare quell’emendamento”. E sul fronte del lavoro della Commissione: “è evidente che ha avuto dei limiti, ci sono ancora tante domande aperte, ma non dobbiamo dimenticare il buon lavoro fatto sulla legalità”. “Il nostro impegno non finisce qui – h concluso – c’è molto da fare, tutti insieme”.
“Siamo tutti d’accordo che la Mafia in Toscana c’è, ma è nostro compito trovare il modo per evitare che continui ad imperversare. Dobbiamo essere noi a garantire sicurezza e stabilità a cittadine e cittadini” ha dichiarato in chiusura dei lavori il consigliere della Lega Giovanni Galli.
La seduta è stata aggiornata a domani, mercoledì 13 luglio alle 9.30, con la prosecuzione del dibattito e il voto degli atti collegati.
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Infiltrazioni criminalità: commissione inchiesta, il dibattito sulle relazioni finali (2)
Gli interventi dei consiglieri Marco Casucci (Lega), Massimiliano Pescini (Pd), Marco Landi (Lega), Vincenzo Ceccarelli (Pd), Elisa Montemagni (Lega), Elena Meini (Lega), Lucia De Robertis (Pd)
di Cecilia Meli e Paola Scuffi, 13 luglio 2022
Firenze – Marco Casucci (Lega) ha voluto sottolineare che nelle relazioni esistono parti che pongono un’attenzione complessiva al fenomeno delle mafie, e come sia necessario mettere a punto strategie per combattere le infiltrazioni mafiose. “Per troppo tempo abbiamo legato i fenomeni mafiosi a precisi territori di provenienza – ha detto il consigliere –, mentre le mafie ormai non hanno confini geografici, hanno dimensioni internazionali e hanno un nuovo approccio, sono diventati una sorta di agenzie di servizio del male”. I crimini ambientali, ha detto ancora Casucci, sono in espansione anche in Toscana, dalle indagini emerge che sono business e che rispondono agli interessi di molti attori, con il pericolo di un maggior intreccio di interessi trasversali. “Il rischio, acuito dalla crisi, è che la classe imprenditoriale delle piccole e medie imprese sia sostituita da una nuova dirigenza, pronta ad acquistare, che deve ripulire soldi sporchi di sangue”. Per questo, ha concluso Casucci, servono azioni “per difendere il nostro sistema produttivo e per difendere la cultura della legalità”.
Massimiliano Pescini (Pd) ha detto di condividere quanto contenuto nella relazione illustrata da Lucia De Robertis, perché “è stato fatto lo sforzo di enucleare una serie di fatti e di raccontarli”. Emerge, secondo Pescini, che ci sono stati consapevolezza e rigore in quanto è stato fatto, sia per quanto riguarda il settore ambientale che nel contrasto alle infiltrazioni criminali. “La Toscana ha saputo predisporre un’azione legislativa e amministrativa molto seria – ha detto ancora il consigliere –. Siamo convinti che sia necessaria un’azione di contrasto condivisa con tutti coloro, istituzioni e associazioni, che si occupano di combattere la criminalità e incrementare la cultura della legalità. Il modello toscano fa tutto questo e funziona, attraverso le proposte contenute nella relazione possiamo fare ulteriori passi in avanti”.
Marco Landi, portavoce dell’opposizione, ha sottolineato che la questione Keu non è chiusa e che c’è molta preoccupazione. “Si dice che in Toscana la mafia non ha attecchito, ma i fatti dicono altro”, ha detto, ricordando poi gli scambi di accuse tra il presidente della Giunta Eugenio Giani e l’ex presidente Enrico Rossi. “È necessario fare un lavoro politico diverso – ha commentato – ed è grave che l’assessore Monni non si sia vista in aula. Si dice che da parte della Regione c’è stato un comportamento sempre corretto, che cosa sarebbe successo se non fosse stato così, che livello avrebbero raggiunto allora le infiltrazioni mafiose, visto quello che è successo?”.
Elisa Montemagni (Lega) ha detto di apprezzare che le relazioni abbiano delle parti in comune e che è necessario combattere tutti insieme contro la mafia. “Però dobbiamo ascoltare anche chi, come la Fondazione Caponnetto, dice che la mafia in Toscana c’è, non possiamo dire che non è vero e che abbiamo gli anticorpi – ha commentato –. Il rischio di infiltrazione nel tessuto produttivo esiste e cresce con la crisi, come cresce il rischio usura”. “Dobbiamo lavorare insieme – ha proseguito – e per questo sono dispiaciuta dal fatto che l’assessore all’Ambiente non sia in aula durante questa discussione. È inaccettabile che la Giunta non dica nulla, è una mancanza di rispetto nei nostri confronti e nei confronti dei cittadini”. “Quello che è avvenuto non deve succedere di nuovo – ha concluso la capogruppo –; è vero che siamo tutti portatori di interessi, ma dipende come si fanno le cose. La politica deve essere più realista del re, mettere bene i paletti e non diventare succube di chi è fuori”.
Vincenzo Ceccarelli (Pd) si è detto rammaricato per il fatto che non sia stata trovata un’unica sintesi, ma ha ribadito che “non c’è mai stato imbarazzo e, se c’è stato, è stato spazzato via da quanto emerso dal lavoro della commissione”. “Non possiamo certo dire che la mafia in Toscana controlli il territorio – ha aggiunto –; certo cerca di insinuarsi dove ci sono affari e soldi, ma la Toscana ha meno infiltrazioni di quanto accada anche in molte regioni del nord e il Pd non è certo amato dai rappresentanti della mafia”. Ceccarelli ha poi evidenziato come la Regione abbia fatto il suo lavoro: Arpat ha effettuato i controlli, gli uffici regionali hanno fatto le diffide e hanno fatto le segnalazioni alla Procura. Anche il passaggio di competenze da Province a Regione “ha fatto sì che ci sia stata un’omogeneizzazione dei comportamenti”. Per quanto riguarda la vicenda dell’emendamento, per Ceccarelli “è chiaro che l’emendamento non c’entra nulla con il Keu” e che le affermazioni fatte da Rossi “volessero riferirsi non alla presentazione dell’emendamento, che era legittima, ma al fatto che esso poteva mettere l’atto a rischio di impugnativa, e per quello è stato successivamente tolto”. La relazione di De Robertis, ha concluso il capogruppo, ha individuato alcune proposte precise per contrastare le infiltrazioni mafiose, tra cui quella di far operare celermente l’Osservatorio sulla criminalità rafforzato nelle sue competenze.
Elena Meini (Lega), presidente della commissione d’Inchiesta su infiltrazioni mafiose e criminalità organizzata in Toscana, nella sua replica finale ha voluto precisare di “aver agito sempre nella massima trasparenza e di essere orgogliosa di aver presieduto la commissione”. “Nessuno ha mai collegato la vicenda dell’emendamento alla mafia – ha detto – ma abbiamo collegato l’emendamento Keu all’inchiesta Keu, perché il collegamento evidentemente c’è”. Qualcuno, ha proseguito, “ha ammesso che c’è stato un chiaro tentativo lobbistico, mi aspettavo che lo facessero anche altri”. “Non ho mai voluto mettere bollini sul lavoro della commissione – ha concluso – abbiamo riflettuto molto sulla mafia in generale, ma certo la vicenda Keu è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ci ha fatto chiedere l’istituzione della commissione. E mi dispiace molto per l’atteggiamento della Giunta, mi dispiace che ci sia stata una rincorsa alla notizia, ci siamo sentiti più volte presi in giro. Spero che il lavoro di questa commissione sia un punto di partenza per combattere tutti insieme le infiltrazioni criminali e per dare risposte ai cittadini sulla vicenda Keu”.
Nella sua replica, la vicepresidente della commissione d’inchiesta, Lucia De Robertis (Pd), ha tenuto a precisare che la maggioranza voleva rispondere al tentativo della minoranza di dimostrare che l’emendamento fosse la causa dei rifiuti tossici: “L’inquinamento ambientale non c’entra nulla con l’emendamento”, ha ribadito.




