7 Marzo 2024

Imprese culturali: focus sulla nuova normativa

La Commissione presieduta da Cristina Giachi (Pd) ha ascoltato i rappresentanti del settore e gli uffici regionali

comunicato n. 0272
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Firenze – La commissione Cultura, presieduta da Cristina Giachi (Pd), ha aperto questa mattina la seduta con un minuto di silenzio in ricordo di Claudia Fiaschi, presidente di Confcooperative Toscana e vicepresidente nazionale di Confcooperative, scomparsa pochi giorni fa dopo una breve malattia.

La seduta si è incentrata sulle audizioni, nell’ambito degli Stati generali della cultura, in merito alle imprese culturali e creative alla luce delle nuove indicazioni introdotte dalla legge 206/2023. La recente legge nazionale “Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy”, approvata lo scorso dicembre, affronta la questione delle imprese culturali, anche per quanto riguarda il terzo settore e il non profit in generale. Nella legge trova nuova regolazione la disciplina delle imprese culturali e creative (Icc), sinora oggetto di regolamentazione disordinata e frammentata.

In generale, la disposizione reca la definizione di “imprese culturali e creative”, rinviando a un decreto attuativo la definizione delle modalità e delle condizioni del riconoscimento della medesima qualifica e prevedendo che siano iscritte in un’apposita sezione nel registro delle imprese.

“Abbiamo deciso di affrontare questo tema – ha spiegato Giachi – perché spesso ancora si concepisce la cultura come un settore di sola spesa, e non un ambito strategico, capace di creare indotto economico e occupazione. Il settore ha scontato la mancanza di un inquadramento preciso come impresa, che è stata tenuta in un limbo, con la mancanza anche di contratti di lavoro specifici”. “Adesso la legge sul made in Italy per la prima volta inizia a tracciare una disciplina del settore – ha proseguito la presidente – e quindi abbiamo ritenuto utile chiedere agli interessati e agli amministratori di Giunta che cosa ne pensino, quali siano i pro e i contro, e che cosa la Regione possa fare per dare corpo nel modo migliore alla disciplina”.

Albino Caporale, alla guida della direzione sviluppo economico della Regione Toscana, ha tracciato un quadro delle difficoltà che si incontrano nel settore, a partire dalla definizione di aiuti di Stato. Caporale ha spiegato che da sempre il settore della cultura ha avuto diritto agli aiuti della Regione. Negli ultimi dieci anni, ha detto, le 2900 imprese culturali toscane, secondo i codici Ateco, hanno ricevuto 43 milioni di euro di aiuti statali e regionali. “Per noi è evidente che ci troviamo davanti a imprese – ha detto – e in questo senso la legge non rappresenta certo un problema. Dobbiamo vedere come si procede con i decreti attuativi”. Necessario definire bene, ha concluso, i tipi di attività, dato che la legge dispone che l’impresa culturale debba avere ricavi in via prevalente da attività culturali.

Giachi ha osservato che, nel settore culturale, non si guarda al pareggio e all’utile, analogamente a quanto accade, ad esempio, nel trasporto pubblico locale, perché si ritiene di dare un servizio talmente importante per i cittadini da superare la logica della redditività. “La vera questione è che va bene che le imprese culturali siano considerate imprese ‘tout court’ – ha sottolineato – ma le stesse imprese ne hanno consapevolezza? È necessario investire sulla sensibilizzazione in questo senso, così come c’è da dare un inquadramento comunicativo migliore a questi temi e da favorire una migliore interconnessione tra settore economico e settore culturale”.

Temi, questi, ripresi da tutti gli interventi dei rappresentanti toscani delle attività culturali che sono stati ascoltati: i delegati di Agci, Associazione generale cooperative, di Confcooperative unione regionale Toscana – Federazione cultura turismo e sport, di Lega regionale cooperative e mutue, di Associazione cooperative Unci Toscana, di Cna Toscana, di Confartigianato.

La legge è stata accolta in modo positivo, ma giudicata “monca”, una sorta di “cornice in cui manca il quadro” in quanto mancano i decreti attuativi, che dovranno essere prodotti entro un anno. L’auspicio generale è che si arrivi a un impianto normativo che non lasci spazio a incertezze e spazi grigi, che nei decreti attutativi siano affrontati i nodi della prevalenza e dei codici Ateco. Ancora, che sia fatta una mappatura delle realtà attuali, che venga definita una normativa sui contratti di lavoro, che siano disciplinati il rapporto tra pubblico e privato, la formazione, la sicurezza sul lavoro, che sia superato il problema del frazionamento dei bandi magari ricorrendo alla coprogettazione.

Auspicio ripreso da Silvia Noferi (M5S), che ha sottolineato come “il mondo della cultura si sviluppa su tantissimi orizzonti, e spesso gli artisti non si sentono imprenditori. Occorre un maggiore coordinamento e ridurre la frammentazione”.

Elena Rosignoli (Pd), ha ribadito la necessità “di affrontare, in un ambito così complesso e intricato, la questione dell’inquadramento professionale e della sicurezza sul lavoro”.

Nelle prossime settimane la Commissione proseguirà l’approfondimento del tema, coinvolgendo anche la commissione Sviluppo economico.

Responsabilità di contenuti, immagini e aggiornamenti a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Toscana