Garante detenuti: attività 2022, il Consiglio regionale esprime apprezzamento
La risoluzione approvata a maggioranza con 26 voti a favore (Pd, Italia viva, M5s) e 12 voti contrari (Lega, FdI)
Firenze – Il Consiglio regionale della Toscana esprime apprezzamento per l’attività svolta nel 2022 dal Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. L’Aula approva a maggioranza la risoluzione presentata su proposta della commissione Affari istituzionali e illustrata in Aula dal suo presidente, Giacomo Bugliani (partito democratico), con 26 voti a favore (Partito democratico, Italia viva, Movimento 5 stelle) e 12 voti contrari (Lega, Fratelli d’Italia).
La risoluzione esprime “apprezzamento per l’attività svolta” nel 2022 dal garante, Giuseppe Fanfani, e per “i risultati conseguiti, come emergono dalla relazione annuale 2023”. Ribadisce l’impegno assunto con la legge regionale 69 del 2009, con la quale è stata istituita la figura del Garante, “a contribuire attraverso tale organo ad assicurare la finalità rieducativa della pena e il reinserimento sociale dei condannati e più in generale l’effettivo godimento dei diritti civili e sociali, nonché la rimozione degli ostacoli al godimento di tali diritti all’interno di tutte le strutture restrittive della libertà personale”. Impegna il Consiglio, inoltre, “a sostenere e rafforzare l’efficienza dell’ufficio del Garante regionale nel compimento delle funzioni”. Auspica “l’aggiornamento delle previsioni della legge 69 del 2009, come hanno già fatto altri Consigli regionali, secondo le linee di indirizzo delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano”, in merito alla disciplina degli organi di garanzia: difensore civico, garante per l’infanzia e l’adolescenza, garante dei diritti dei detenuti, così come approvate dall’assemblea plenaria del 26 settembre 2019.
Nella relazione presentata alla commissione, ha spiegato Bugliani in Aula, il Garante “ha presentato le cifre del sistema penitenziario toscano, che evidenziano un decremento della popolazione carceraria, in controtendenza rispetto al dato nazionale, benché il numero dei detenuti rimanga piuttosto elevato. Nella relazione si dà atto della crescente diffusione del meccanismo della messa alla prova e si offre un quadro, facendo disamina dei singoli istituti penitenziari, nonché delle due Rems, presenti a Volterra e Empoli, e dei penitenziari minorili, quello maschile a Firenze e quello femminile a Pontremoli”. La relazione presenta inoltre “una disamina delle istanze presentate al Garante, per lo più relative alla violazione del diritto alla salute, principale aspetto della sua attività. Si sottolinea come sia stato sempre costante il dialogo del Garante con l’amministrazione penitenziaria, si fa un approfondimento sui luoghi di privazione diversi dagli istituti di pena, in particolare si sollecita un’attento monitoraggio dei Tso e delle camere di sicurezza delle forze dell’ordine. Si evidenzia infine il lavoro svolto dalla Giunta per la realizzazione delle case famiglia protette per le madri detenute con i figli. Per il 2023, gli impegni assunti sono la realizzazione di una ricerca sul lavoro penitenziario e di un convegno sul lavoro nelle carceri e delle persone in uscita dal carcere. Così come l’impegno a monitorare ambito sanità penitenziaria. Prosegue percorso intrapreso, con la prima commissione consiliare, con le visite nelle carceri, la prossima alla Gorgona”.
Il vicepresidente del Consiglio regionale, Marco Casucci annuncia il “voto politico contrario” della Lega. “Abbiamo ascoltato le tre figure di tutela, il Garante dei detenuti è l’unico che evita di lamentarsi della scarsa disponibilità di risorse. Cerca di espletare il proprio ruolo col massimo impegno e intendo ringraziarlo, con tutto il suo staff”. La contrarietà nasce in un “confronto aperto e schietto, soprattutto sul concetto e sul significato di pena”, spiega Casucci. “Non si può che condividere la parte sull’aspetto aspetto preventivo, la funzione riabilitativa è attuativa dell’articolo 27 della Costituzione. Ma si deve valutare anche l’aspetto retributivo della pena: chi sbaglia deve pagare. Abbiamo una diversa visione del ruolo del garante – prosegue Casucci –. Siamo consapevoli che la figura del garante è destinata alla tutela delle persone sottoposte a misure restrittive, ma guardiamo anche all’altra metà del mondo carcerario, alla quale va il mio sincero ringraziamento e alla cui condizione il garante dovrà fare maggiore attenzione”. Il vicepresidente si sofferma sull’esame delle carceri della Toscana: “In dieci anni siamo passati da 4mila a 3mila detenuti, da mille a circa 400 detenuti nel carcere di Sollicciano. Il problema del sovraffollamento sembrerebbe superato. Ma le condizioni nelle carceri toscane rimangono al limite della dignità umana”. E fa riferimento alla situazione di Prato. “Non possiamo inoltre non ricordare i quattro suicidi di Sollicciano, i 110 tentativi di omicidio, i 912 atti di autolesionismo, di cui ben 380 a Sollicciano. Due sono le percentuali che ci invitano a riflettere: popolazione carceraria straniera è del 46,5 per cento, mentre la media nazionale è del 31 per cento, non vorrei fosse anche il frutto di una visione della sinistra che tende al buonismo e all’ideologismo. Poi la popolazione carceraria con problemi di droga: è al 25 per cento. Da un lato necessario contrasto alle droghe, dall’altro le comunità di recupero dovrebbero essere sostenute maggiormente”. Casucci affronta il tema del reinserimento e quello: “Un dato positivo riduzione presenza di persone in attesa di giudizio. Ad oggi, l’11,1 è in carcere senza condanna definitiva. Se anche una sola di queste persone fosse innocente, avremmo delle grosse responsabilità. E chiude sul tema della fragilità psichiatrica: “Rems e liste di attesa: in Toscana ci sono 70 persone che attendono risposte, i posti disponibili sono solo 39. Ci sono 31 persone in libertà e 6 addirittura irreperibili. Ci rendiamo conto del grado di pericolosità di queste persone, per sé e per gli altri? È necessario rafforzare presidi sanitari in grado di accoglierle, prevenire reati e garantire cure e sostegno medico e sociale”.
Il consigliere Diego Petrucci (Fratelli d’Italia) esprime “tutta la vicinanza e solidarietà di Fratelli d’Italia anche profonda sofferenza di uomini e donne di polizia penitenziaria. Per noi sono lo Stato che compie il proprio lavoro all’interno delle carceri” e torna sul “dibattito tra la funzione retributiva e funzione rieducativa della pena: vi è un interesse dello Stato a che la detenzione abbia funzione anche rieducativa, persegue prima di tutto l’interesse pubblico. La relazione del Garante non ci piace, presenta un’analisi parziale e incompleta – aggiunge Petrucci –. Non si può far finta di non sapere che la cosiddetta sorveglianza dinamica, cioè le carceri a celle aperte, imposta dall’Unione europea, viene subita dai carcerati stessi. In Toscana c’è il 60 per cento di detenuti stranieri, penso che sia profondamente sbagliato non sottolineare che ora c’è un Governo nazionale che sta portando avanti il tema di scontare pena nel Paese di provenienza: questo va anche nell’interesse del detenuto. Si parla in maniera molto vaga nella relazione. Sulle Rems: ci sono oltre settanta persone in Toscana in lista di attesa. E su Volterra, sede provvisoria dal 2015, tutti gli operatori destinati alle Rems continuano a dire che è geograficamente sbagliata”.
La consigliera Valentina Mercanti (Pd) condivide “apprezzamento e ringraziamento per l’approccio e la presenza che il garante garantisce in ogni istituto. Rinnoviamo la richiesta a tutti i Comuni a nominare figura del Garante. La Regione ha molte competenze legate al mondo delle carceri, c’è un dato della presenza straniera che balza agli occhi in maniera oggettiva. Così come l’ultimo dossier sulla legalità, con l’allarme per il traffico stupefacenti porto di Livorno. Dovremo lavorare di più, con l’aiuto dello Stato, non solo sulla funzione rieducativa, ma anche sulla prevenzione, andando a capire sulle cause del perché si delinque. Anche la differenziazione tra donne e uomini è un dato da considerare”, aggiunge Valentina Mercanti, che rivolge il “ringraziamento alla polizia penitenziaria e al personale amministrativo. Non dobbiamo fomentare lotta di ruoli, alimentare divisione non aiuta la funzione rieducativa della pena”.
“La funzione rieducativa, credo sia la principale delle funzioni delle carceri, prioritaria per lo Stato anche per due motivi di carattere economico”, sostiene il capogruppo, Francesco Torselli, che annuncia il voto contrario di Fratelli d’Italia. “Non mi convince la narrazione del nostro Garante, che non manca di definire il carcere come un luogo in cui a prescindere si soffre, e contrappone chi sta dentro a chi sta fuori. Il sistema carcerario nella sua complessità funziona se si supera la lotta di classe tra detenuti, tra detenuti e polizia penitenziaria, tra tutte le parti del sistema carcerario. Proviamo a capire per una volta che le differenze tra le figure che vivono all’interno del carcere concorrono a migliorare la vita del sistema carcerario”. Tante le tematiche da affrontare, aggiunge Torselli. Tra queste, “la necessità di trovare figure professionali, medico, operatore sanitario, che abbiano la voglia, la volontà di andarsi a impegnare con i detenuti con problemi psichiatrici. Serve premialità anche di carattere economico. Le problematiche sono numerose e complesse, l’approccio del Garante regionale è esclusivo e non inclusivo, di settore. Il nostro v sarà contrario”.
La capogruppo della Lega, Elena Meini descrive all’Aula la situazione del carcere Don Bosco di Pisa: “Mai in sei anni avevo trovato all’interno di quel carcere il clima al limite della tensione che ho avvertito nell’ultima visita. Il Don Bosco ha una serie di porte di sicurezza che non si chiudono, non ci sono telecamere. La situazione è questa, bagni in condivisione. La polizia penitenziaria fa anche servizio di trasporto dei detenuti. Nel reparto femminile, nel quale si trovano circa venti detenute, sono soltanto due le donne in servizio. Nel reparto maschile la situazione è veramente drammatica, due persone polizia penitenziaria erano state aggredite il giorno precedente la mia visita. Poi c’è la parte ospedaliera – prosegue la capogruppo –, due sale operatorie chiuse e mai riaperte, materiale ospedaliero per migliaia di euro abbandonato a se stesso, perché purtroppo la scelta è stata quella di non permettere ai medici dell’Asl di lavorare nell’ospedale del Don Bosco. La Regione Emilia Romagna continua ad applicare la legge nazionale, in Toscana abbiamo deciso con una recente delibera della Giunta regionale di escludere anche i medici di medicina generale da questa attività. Sono tutti elementi – conclude Elena Meini – che anche i direttori delle carceri hanno segnalato, ma che non troviamo nella relazione del Garante della Toscana. Servirebbe più coraggio”.