Eventi alluvionali: le relazioni finali della commissione d’inchiesta
Al termine del dibattito il Consiglio ha approvato la proposta di risoluzione presentata dal Pd e l’ordine ordine del giorno presentato da Fratelli d’Italia
Firenze – In Aula le relazioni finali della commissione d’inchiesta sugli eventi alluvionali del 29 e 30 ottobre e del 2 e 4 novembre 2023 in Toscana, presieduta da Elisa Tozzi (Fratelli d’Italia). La relazione di maggioranza del Partito democratico è stata illustrata dal vicepresidente della commissione Francesco Gazzetti, e quella di minoranza, dei gruppi Fratelli d’Italia, Lega (rappresentata in commissione da Massimiliano Baldini) e Forza Italia (Marco Stella), illustrata da Tozzi. La commissione dal suo insediamento, maggio 2024, ha tenuto 22 sedute con 39 audizioni, tra le quali quella del presidente, Eugenio Giani, e dell’assessora regionale all’ambiente, Monia Monni, quelle di sindaci ed ex sindaci dei Comuni interessati, Protezione civile, direzioni regionali, Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino settentrionale, Consorzi di bonifica, i settori del Genio civile interessati e i comitati di cittadini sorti a Campi Bisenzio a seguito dell’alluvione del 2 novembre.
“Con la nostra relazione vogliamo dare un contributo propositivo – ha detto Gazzetti – per migliorare le azioni per la difesa del suolo, consapevoli che si tratta di una priorità alla luce dell’evidente cambiamento climatico e dei relativi effetti sui territori e sulle esistenze delle persone”. “Un contributo – continua – dedicato innanzi tutto a coloro che hanno patito lutti e difficoltà, ma anche a coloro che, in quei giorni, si sono ‘sporcati’ col fango: operatori della Protezione civile, forze dell’ordine, vigili del fuoco, volontariato organizzato, cittadine e cittadini, soprattutto giovani”. I lavori della commissione, come si legge nel testo di maggioranza, hanno evidenziato “la impellente necessità di tutte le risorse economiche necessarie a realizzare tutto il sistema di interventi di riduzione del rischio idraulico ed idrogeologico”, “interventi, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo nelle aree colpite dagli eventi calamitosi”. Interventi che “ammontano, in termini economici, complessivamente a 1,1 miliardi euro.
Gazzetti ha poi, ricordato le proposte in tema di allertamento. Si propone di avviare attraverso la conferenza delle Regioni, “una riflessione sull’opportunità di rivedere le maglie territoriali su cui intervengono le allerte (…) al fine di consentire un maggior dettaglio sulla localizzazione degli eventi e dei relativi possibili effetti”; promuovere “iniziative di omogeneizzazione delle attività dei comuni di informazione alle popolazioni in caso di allerte arancio e rosse”. In tema di organizzazione del sistema di protezione civile, avviare attraverso la conferenza delle Regioni, “una riflessione sull’opportunità di una revisione del Codice di Protezione Civile” “sia sotto l’aspetto delle tipologie di attività finanziabili, sia sotto il profilo di un rafforzamento della capacità dei livelli istituzionali superiori di intervenire a supporto dell’aggiornamento delle pianificazioni comunali di protezione civile, potendo contare sulle risorse necessarie per svolgere tali attività”; proseguire “un’attività di supporto alla diffusione dei contenuti dei piani di Protezione civile dei Comuni; rafforzare il “rapporto con il sistema regionale di volontariato di protezione civile, valutando la possibilità di ulteriori sostegni economici per l’acquisizione di mezzi e materiali e attività formative e di aggiornamento”. In tema di riduzione del rischio idraulico e idrogeologico residuo, coinvolgere “la Conferenza delle Regioni affinché sia rafforzata la pressione sul Governo perché provveda a finanziare gli interventi per la riduzione del rischio residuo nelle aree colpite dagli eventi calamitosi”; implementare “ulteriormente la qualità dell’attività svolta in materia di difesa del suolo dai Consorzi di Bonifica, anche in termini di attività di prevenzione”. Infine, in tema di attività a livello europeo, occorre riprendere in sede europea le proposte frutto della risoluzione approvata all’unanimità dalla commissione Europa del Consiglio regionale, per il “celere stanziamento delle risorse europee per far fronte ai danni causati da eventi atmosferici”. Ancora, si ritiene “necessario riflettere anche su modifiche rispetto alle tempistiche di erogazione di questi interventi”, obiettivo per il quale “si rinnova l’impegno ad attivarsi nei confronti della Commissione europea”, per ridurre i tempi burocratici, rendere immediatamente fruibili le risorse per far fronte all’emergenza e incrementare il fondo di solidarietà. Infine, si richiede che si sviluppi a livello statale, nel confronto fra Stato e Regioni, “una riflessione sulla determinazione dell’IVA sia per gli acquisti di beni e servizi necessari alle popolazioni danneggiate per affrontare e superare l’emergenza e ripristinare la vivibilità dei propri alloggi e la funzionalità delle proprie attività produttive, sia per quanto riguarda la realizzazione dei lavori somma urgenza da parte degli enti locali”.
La parola poi è passata a Elisa Tozzi per illustrare la relazione di minoranza. “Rischio idrogeologico, messa in sicurezza del territorio e prevenzione – ha detto – sono emersi come temi centrali nell’ambito dell’attività della Commissione di Inchiesta”. Tozzi ha ricordato che “la struttura commissariale ha tutt’ora attiva la gestione dei mandati di pagamento inerenti i ristori conseguenti all’alluvione, che ancora oggi non hanno visto la totale evasione delle domande presentate; un’attività che presumibilmente non è detto si esaurisca in tempi rapidi e che è oggetto di forti sollecitazioni da parte dei comitati dei cittadini, che sono stati ascoltati in occasione della audizioni”. Sui consorzi di bonifica, Tozzi ha ribadito la necessità che la loro attività sia oggetto “di un monitoraggio molto più stringente”. Riguardo all’attività del commissario, “si certifica che, pur in presenza di poteri sostitutivi per attuare rapidamente gli interventi, questi poteri non vengono utilizzati”. Resta da “accertare se sulla base dei poteri straordinari del Presidente della Regione sarebbe forse stato possibile accelerare la realizzazione di opere idrauliche necessarie per ridurre il rischio idrogeologico di molte aree colpite”. Tozzi evidenzia la consapevolezza che “assieme alle grandi opere, oggi occorre predisporre soprattutto un piano straordinario di manutenzione del territorio”, che consenta di accedere ai finanziamenti nazionali, “nel quadro delle opportunità che offre il rinnovato contesto normativo, a condizione che lo si sappia sfruttare al meglio”.
La relazione ritiene inoltre “condivisibile avviare una riflessione con lo Stato perché sia possibile valutare la fattibilità di una diversa regolazione dell’imposta sul valore aggiunto per beni e i servizi riconducibili alle categorie di interventi conseguenti ad eventi calamitosi dotati del riconoscimento di emergenza nazionale”.
Sul reticolo secondario, “dai lavori della commissione – si legge – è emersa una chiara responsabilità in ordine alla scarsa manutenzione, così come alle scelte urbanistiche che hanno portato a costruire dove non si doveva ed a tombare un considerevole numero di corsi d’acqua” e si richiamano le “scelte politiche di chi, ormai da decenni si succede in continuità, nei vari livelli di governo del territorio e della Regione”.
Tra le proposte: un aggiornamento delle attività di monitoraggio e controllo sull’attività resa dai Consorzi di Bonifica in materia di difesa del suolo, anche mediante la previsione di specifiche relazioni a cadenza programmata trasmesse al Consiglio regionale nelle sue funzioni di organi di indirizzo e controllo, nonché di attivazione di specifici istituti consiliari dedicati alle politiche per la difesa del suolo”; di valutare “per quanto attiene le manutenzioni, il superamento della gestione consortile e dell’obbligo di corresponsione del tributo di bonifica”; di adottare “nuove e moderne forme di monitoraggio del territorio, come quelle satellitari, affinché sia continuativamente rilevato lo stato di manutenzione degli argini dei corsi d’acqua, in particolare di quelli del reticolo secondario”; di assumere iniziative “che possano agevolare una risposta univoca da parte dei sindaci di comuni contermini in presenza della medesima allerta”; di valutare una “revisione del sistema di allertamento, di cui alla delibera di giunta regionale 395/2015” e di procedere quindi a una “microzonizzazione del rischio idrogeologico”. Si chiede inoltre “che siano implementate le attività di formazione in favore degli enti locali svolte dal Settore protezione civile regionale, anche al fine di giungere all’adozione di Piani comunali di protezione civile sempre aggiornati”; che sia prevista “una specifica analisi delle criticità idrogeologiche dei territori più soggetti al rischio”. Al fine di “garantire la massima trasparenza per i cittadini”, si chiede di “costituire a fianco della protezione civile regionale una specifica Task Force finalizzata a garantire un sostegno tecnico alle amministrazioni locali, ai cittadini e alle imprese in particolare per quanto concerne la rendicontazione dei danni subiti da eventi meteorologici o frane, così da facilitare l’ottenimento dei ristori”.
In conclusione, la relazione di minoranza sottolinea “che l’utilizzo di tutti i poteri speciali riservati al commissario governativo per il rischio idrogeologico, oggi attivati solo in parte, potrebbe imprimere una svolta nella realizzazione delle opere connesse alla messa in sicurezza del territorio” e ritiene “necessario garantire, anche con risorse regionali, che per le opere di competenza dei comuni, comunque connesse alla riduzione del rischio idrogeologico, sia necessario sostenere le attività di progettazione da parte dei comuni stessi, in particolare di quelli più piccoli”. Per alcuni territori, “in particolare quelli delle aree interne già soggetti ad altri problemi, l’esposizione al rischio idrogeologico potrebbe comportare il completo spopolamento” e si ritiene, quindi, che per questi territori dovrebbero “immaginati e realizzati Piani speciali di intervento”.
Il dibattito in Aula
“E’ stato un lavoro importante, quello svolto dalla commissione per analizzare un evento alluvionale importante che non può più essere definito eccezionale considerati i numerosi eventi calamitosi che hanno riguardato la nostra regione – ha detto il consigliere Marco Martini (Pd). – Siamo una regione sottoposta a eventi climatici avversi, per i fiumi, per le zone montane e per la conformazione dei territori. Siamo di fronte alla mancata manutenzione dei boschi e vulnerabilità dei sistemi fognari. Bisogna limitare al massimo il consumo di nuovo solo e rispettare in modo più efficace l’ambiente. Si deve dare priorità agli interventi di messa in sicurezza dei territori per evitare danni ancora maggiori in futuro. L’importanza che tutti gli enti coinvolti collaborino per migliorare la tenuta del territorio della Toscana, per diminuire i rischi idraulici e dove è possibile snellire le procedure amministrative necessarie. La Regione segue con attenzione la criticità ambientali.”
Anche il consigliere regionale Maurizio Sguanci (Italia Viva) ha espresso apprezzamento per il lavoro della commissione d’inchiesta. “Bisogna programmare una serie di interventi per consentire al territorio di trattenere la maggiore quantità di acqua possibile – ha detto. – Si deve lavorare sui boschi, sulle aziende agricole, sulle casse di espansione, sulla fortificazione degli argini. Ci troviamo di fronte a precipitazioni eccezionali non arginabili, guardate cosa è successo in Spagna e Germania. Occorre una strategia complessiva, salvaguardare il suolo e costruire con criteri rispettosi dell’ambiente. Da oggi dobbiamo introdurre strategie e risorse nuove dal punto di vista politico e urbanistico per arrivare ad un sistema che porti ad una progressiva riduzione dei rischi.”
“La commissione d’inchiesta sull’alluvione ha fatto un lavoro serio e rigoroso – ha detto Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia) – e ha messo in evidenza che oggi i cambiamenti climatici e gli eventi eccezionali a cui assistiamo trovano un territorio fragile, dove si è costruito troppo creando fenomeni evidenti di impermeabilizzazione. Per mettere abbastanza in sicurezza il nostro territorio credo che occorrerebbe trovare risorse per oltre un miliardo di euro. La politica regionale mette poche risorse sulla difesa del suolo e quindi diventa difficile chiedere maggiori risorse al governo centrale. Apprezziamo la relazione di minoranza, ma abbiamo letto con interesse anche la relazione della maggioranza. I problemi di difesa del suolo nelle nostre città sono destinati ad aumentare e quindi tutte le forze politiche sono chiamate ad un maggiore impegno e alla massima collaborazione.”
“Vorrei ringraziare tutta la commissione per il lavoro fatto – ha detto la consigliera regionale Cristina Giachi (Pd) – e oggi occorre fare una riflessione ulteriore sugli effetti devastanti del cambiamento climatico. Bisogna prendere atto dei cambiamenti in atto e occorrono nuove politiche di prevenzione e salvaguardia per costruire un futuro diverso e più gestibile.”
Il dibattito in Aula è proseguito con l’intervento di Marco Niccolai (Pd), che ha fatto riferimento “alle valutazioni emerse dall’intervento del portavoce dell’Opposizione Alessandro Capecchi. “Dalle sue parole – ha detto Niccolai – pare che la Regione abbia fatto richieste improprie, che esulano dagli interventi compresi nella lettera D del Codice di Protezione civile. Si tratta di un’affermazione allarmante per i nostri territori, per i nostri comuni, per i nostri cittadini, per le nostre imprese. Se la linea del governo nazionale è di finanziare solo le somme urgenze, siamo sostanzialmente di fronte a un venir meno del supporto per questi territori e ciò equivale a dire loro ‘arrangiatevi’ ”.
Niccolai ha poi parlato della legge 65 del 2014 “che ha un’interpretazione chiara a tutela del territorio”. “E’ necessario capire se questo è un valore condiviso – ha affermato – e se quel provvedimento, che non è ovviamente perfetto, debba essere migliorato oppure se ci siano in quest’Aula forze che lo vogliono smantellare, perché questo sarebbe incompatibile con una pianificazione del territorio attenta alle ragioni della sostenibilità e alle questioni del contrasto degli effetti del cambiamento climatico. Effetti che, dopo il novembre 2023, si sono palesati nella nostra regione con una violenza e con una frequenza mai viste prima”.
A concludere il dibattito è stato l’intervento dell’assessora regionale all’Ambiente e Protezione civile Monia Monni, che ha ribadito come la Toscana abbia sempre investito moltissimo in prevenzione. “La nostra regione ogni anno investe 200 milioni tra manutenzione e realizzazione di nuove opere idrauliche – ha affermato – . Dunque i 667 milioni che il governo ha rivendicato di averci dato in 10 anni, rappresentano una frazione di quello che ogni anno investiamo. Una cifra importante, ma lontana dal nostro fabbisogno e dal passo che abbiamo scelto di tenere”.
Monni ha sottolineato l’importanza di “introdurre modificazioni anche al concetto di prevenzione”. “Trovo estremamente apprezzabile – ha detto – il percorso che l’Autorità di Distretto ha deciso di intraprendere per modificare le carte che mettono su disegno le aree a rischio, perché oggi oltre alle aree alluvionabili bisogna prevedere anche le aree sottoposte agli eventi rapidissimi, cosiddetti flashflood. Quello che purtroppo sta accadendo in alcuni territori è che si fanno le pianificazioni urbanistiche tenendo conto esclusivamente del PRGA (Piano di Gestione del Rischio Alluvioni) e non dei flashflood, rendendo magari edificabili aree che non sono in una zona di pericolosità elevata, ma che si sono allagate nelle ultime alluvioni. L’urbanistica, le città, devono stare dentro il concetto di prevenzione. È necessario mettere in piedi un processo di mutamento anche mentale, di concezione, di paradigma mettendo a disposizione strumenti innovativi, conoscitivi, ma anche risorse”.
Ancora sui piani di protezione civile l’assessora ha evidenziato come “essi debbano essere aggiornati, semplici e accessibili alle cittadine e ai cittadini”. “Abbiamo chiesto a tutte le regioni, di tutti i colori politici, di mettere mano al codice – ha affermato – . Io sono preoccupata e l’ho detto in Conferenza delle regioni, perché un codice di questo tipo, nato con la partecipazione di tutte le regioni, dei comuni, dei cittadini, delle associazioni, non si può modificare via e-mail. Bisogna fare una grande discussione che parte non tanto dalla teoria, ma dalla pratica”. Monni ha poi parlato della “lentezza con cui le opere riescono ad atterrare sui territori”. “Per fare un argine che difende una comunità, un ente locale, il genio civile o il Consorzio di bonifica devono sottostare alle stesse regole di chi deve fare una lottizzazione – ha spiegato – E dal momento che quell’opera serve perché mette al sicuro una comunità, al momento in cui mettiamo la ruspa su un argine, passano anni, che non ci possiamo più permettere perché la risposta serve oggi”.
Infine il tema dei finanziamenti. “Senza una programmazione i progetti invecchiano. E allora perché smantellare una struttura come Casa Italia che riusciva a fare programmazione? Per noi la programmazione vale ancora di più delle risorse”.
Monni ha poi espresso preoccupazione per il fatto che “per le recenti alluvioni, a partire da quella del novembre 2023, sono arrivati solo i fondi delle somme urgenze, che sono cerotti, mentre non si sa nulla dei soldi destinati alla riduzione del rischio residuo. Per l’alluvione del novembre 2023, che era l’oggetto della Commissione di Inchiesta, c’è un piano che stima il danno subito dalla Regione Toscana per oltre 2 miliardi di euro e che ha indicato un fabbisogno di 1 miliardo per gli interventi di riduzione del rischio residuo. È lo stesso piano che abbiamo consegnato all’Europa per avere i 67 milioni del Fondo di Solidarietà Europea, sottoscritto dal Dipartimento e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Io trovo inaccettabile che di fronte a una difficoltà, il Governo preferisca dire che non si tratta di interventi correlati. Perché di quei soldi abbiamo bisogno. Se non possiamo avere 1 miliardo, diteci quanto possiamo avere e in che tempi. Siamo a maggio e perdere l’estate per fare quelle opere indispensabili, vuol dire perdere un anno. Abbiamo urgenza di avere risposte”. “Il tema in gioco è politico – ha concluso Monni – . Noi stiamo discutendo e decidendo se il Governo della transizione ecologica è pubblico o se non lo è. Questa è la posta in gioco. Lo Stato in tutte le sue forme deve farsi carico della sicurezza dei propri cittadini o i cittadini si devono fare l’assicurazione privata? Io credo che spetti al pubblico e che lo Stato debba lavorare per essere in grado di garantire sicurezza ai nostri cittadini”.
Gli atti collegati approvati
A conclusione del dibattito sul lavoro della commissione d’inchiesta sugli eventi alluvionali del 29 e 30 ottobre e del 2 e 4 novembre 2023 in Toscana, il Consiglio regionale ha approvato una risoluzione del Partito democratico e un ordine del giorno di Fratelli d’Italia.
La risoluzione – primo firmatario il capogruppo Pd, Vincenzo Ceccarelli, sottoscritta anche da Francesco Gazzetti, Andrea Vannucci, Marco Martini e dal consigliere di Italia viva, Maurizio Sguanci – è passata a maggioranza con il voto favorevole di Pd, Iv, M5s e gruppo misto-EcoSistema e il voto contrario di Fratelli d’Italia e gruppo misto-Merito e Lealtà. Nel testo, si “condivide integralmente” la relazione di maggioranza e in particolare “l’impegno a proseguire con determinazione e in modo coordinato tra tutti i livelli istituzionali nelle politiche di prevenzione e riduzione del rischio idraulico e idrogeologico, in ragione dell’evidenza che fenomeni metereologici eccezionali come quelli che hanno originato gli eventi del 2023 sono sempre più frequenti, conseguenza di quel cambiamento climatico che ancora oggi qualcuno vorrebbe negare; l’individuazione dello scopo della commissione di inchiesta, strumento non finalizzato ad individuare eventuali responsabilità di singoli negli effetti degli eventi (compito, questo, proprio di altri organi costituzionali), ma all’attività di approfondimento dei fatti, della funzionalità del sistema di allertamento come dell’attinenza e dell’efficacia delle procedure di emergenza attivate, dell’adeguatezza delle opere di difesa del suolo come del sistema di riconoscimento degli indennizzi per i danni subiti da cittadini ed imprese, così da aiutare il Consiglio regionale, nello svolgimento delle proprie funzioni statutariamente garantite, ad assumere iniziative ed atti da esso valutati necessari per far conseguire, a questi eventi, che vanno definiti nella loro intera tragicità, per le vittime che hanno prodotto, per i danni, strutturali ed economici, che hanno creato, per il disagio che hanno creato a migliaia di toscani, un rinnovato impegno per la tutela del territorio; la capacità di aver dimostrato l’impellente necessità di tutte le risorse economiche necessarie a realizzare tutto quel sistema di interventi di riduzione del rischio idraulico ed idrogeologico che, in forza di quanto previsto dal Codice della Protezione Civile, sono stati indicati all’attenzione del Dipartimento Nazionale di protezione Civile, dunque al Governo presso cui esso è costituito ed opera, nell’ambito dell’elenco degli interventi di cui alla lettera D dell’articolo 25 comma 2 del Codice, cioè quegli “interventi, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo nelle aree colpite dagli eventi calamitosi, strettamente connesso all’evento e finalizzati prioritariamente alla tutela della pubblica e privata incolumità, in coerenza con gli strumenti di programmazione e pianificazione esistenti”. Interventi ammontanti, in termini economici, complessivamente a 1,1 miliardi euro”.
La risoluzione impegna inoltre la Giunta regionale, “per gli ambiti di rispettiva competenza, a recepire e le proposte operative offerte dalla relazione di maggioranza”.
L’ordine del giorno di Fratelli d’Italia, primo firmatario il capogruppo Vittorio Fantozzi, è stato approvato all’unanimità, nel testo sostitutivo che ha accolto gli emendamenti proposti dal Partito democratico. Impegna il presidente e la giunta regionale ad “attivarsi affinché: a decorrere dalla prossima consiliatura, sia sviluppato un aggiornamento delle attività di monitoraggio e controllo sull’attività resa dai Consorzi di Bonifica in materia di difesa del suolo, anche mediante la previsione di specifiche relazioni a cadenza programmata trasmesse al Consiglio regionale nelle sue funzioni di indirizzo e controllo; siano assunte a livello statale iniziative che possano agevolare una risposta univoca da parte dei sindaci di comuni contermini in presenza della medesima allerta, in tema di iniziative quali la chiusura di scuole, parchi, giardini, attività commerciali, a partire dalla revisione della direttiva della presidenza del Consiglio dei ministri e conseguentemente sia adeguata la delibera di giunta regionale 395/2015, anche al fine di verificare che la zonizzazione all’epoca adottata sia sempre rispondente alle necessità attuali, anche alla luce del verificarsi sempre più frequente di eventi avversi connessi ai cambiamenti climatici e che quindi si proceda una microzonizzazione del rischio idrogeologico; siano implementate le attività di formazione in favore degli enti locali svolte dal Settore protezione civile regionale, anche al fine di giungere all’adozione di Piani comunali di protezione civile sempre aggiornati e che, in relazione a tali Piani, la Regione assuma iniziative affinché i comuni non si sottraggano ai loro obblighi; sia attivato un confronto con Anci finalizzato a garantire un sostegno tecnico alle amministrazioni locali, ai cittadini e alle imprese, in particolare per quanto concerne la rendicontazione dei danni subiti per eventi meteorologici avversi o frane, così da facilitare l’ottenimento dei ristori; sia sempre più garantito, anche con risorse regionali, per le opere di competenza dei comuni connesse alla riduzione del rischio idrogeologico, il sostegno alle attività di progettazione da parte dei comuni stessi, in particolare di quelli più piccoli; anche in ragione della proposta della Giunta regionale sui PAC (Piani di adattamento climatico) siano promossi Piani speciali di intervento per alcuni territori, in particolare quelli delle aree interne già soggetti ad altri problemi – come l’assenza di servizi sanitari e commerciali e le difficoltà di collegamento – per i quali l’esposizione al rischio idrogeologico potrebbe comportare il completo spopolamento; siano adottate ulteriori specifiche norme volte al contenimento del consumo del suolo, soprattutto nelle aree maggiormente esposte al rischio idrogeologico; sia migliorato il sistema di monitoraggio dei tombamenti dei corsi d’acqua effettuati anche in epoche più o meno remote, al fine di elaborare piani di intervento per la messa in sicurezza dei territori interessati; si continui a sostenere l’attività delle aziende agricole nella cura dei terreni e sia favorito il recupero produttivo dei terreni incolti e abbandonati”.
L’odg, ha spiegato in Aula Elisa Tozzi, “torna su alcuni capisaldi della nostra relazione di minoranza e siamo disponibili ad accogliere le proposte di emendamento della maggioranza”.
“Noi non diciamo ‘arrangiatevi’ ai cittadini e alle imprese, al contrario proponiamo un modello diverso di governo del territorio, parlando il linguaggio della verità”, dichiara il portavoce dell’opposizione, Alessandro Capecchi (FdI). “Dire che tutto si può risolvere attraverso gli interventi di cui alla lettera d) dell’articolo 25 del Codice di protezione civile è prendere in giro i cittadini”. All’assessora Monni risponde “che intanto 647milioni sono arrivati e sono lì, in parte ancora da spendere. Non si è detto ancora niente sulla manutenzione ordinaria e straordinaria. Ci risulta che le cartografie del Pgra siano oggi adeguate anche al fenomeno del ‘flash flood’. Ricordo che la maggior parte dei danni sono arrivati da rotture arginali. La priorità deve essere la messa in sicurezza del territorio, non la creazione di nuove opere che richiedono per la loro stessa natura ulteriori opere di contenimento idraulico e l’impegno compete non solo al Governo, ma anche alla Regione”.
“È vero che la difesa idraulica non è una competenza solo dello Stato, ma mentre la Regione Toscana ha sempre fatto la sua parte, mettendo negli ultimi sette-otto anni una media di 100milioni ogni anno, non tutti i governi nazionali hanno avuto lo stesso approccio”, dichiara Federica Fratoni (Pd), che ricorda “un Governo di centrosinistra, nel 2015, ha costituito una struttura apposita chiamata ‘Italia sicura’ e ha messo oltre un miliardo di euro. Questo per Firenze ha voluto dire la realizzazione, attualmente in corso, delle quattro casse di espansione che consentiranno all’Arno di reggere una piena del livello di quella del 1966. Purtroppo, da quel momento in poi e questo Governo non fa eccezione, non solo è stata smantellata quella struttura, ma si sono disimpegnate anche risorse in questa direzione. Fortunatamente è arrivato il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Serve un approccio sinergico, determinato convinto e molto lungimirante. Non sono per lo scaricabarile – ha concluso la consigliera –, la Regione nel suo campo di competenza ha dimostrato di fare con impegno e con risorse, mi aspetto che dallo Stato e dal Governo ci sia una riconsiderazione di questa priorità”.
Il capogruppo del Partito democratico, Vincenzo Ceccarelli, ha rivolto un ringraziamento alla commissione per il lavoro svolto. “Siamo sempre stati molto disponibili, perché eravamo certi dell’esito. L’impegno della Giunta su questi eventi è stato puntuale e poderoso – ha dichiarato –, il lavoro della commissione ci consegna anche segnalazioni nei confronti delle quali diamo dimostrazioni di apertura”, ha sottolineato anticipando il voto favorevole all’ordine del giorno di Fratelli d’Italia, nel testo sostitutivo emendato. “Dobbiamo intervenire per migliorare la parte operativa dei soccorsi, ma soprattutto agire sulla prevenzione”, ha aggiunto Ceccarelli. “Servono politiche trasversali che prima ancora di mettere a punto una macchina sempre più efficiente vanno curate e finanziate. Al di là dei finanziamenti, che in alcune fasi ci sono anche stati e ‘Italia sicura’ fu un grande piano che portò ingenti risorse, è fondamentale la programmazione. Alla fine – ha concluso Ceccarelli –, l’esperienza di questa commissione mostra la maturità di quest’Aula e dà un contributo per le scelte future”.
(testo a cura di Benedetta Bernocchi, Sandro Bartoli, Riccardo Ferrucci e Angela Feo)




