Carceri: 50 anni di ordinamento penitenziario, il ricordo di Margara e l’emergenza da risolvere
Il convegno in corso oggi a palazzo Bastogi. Il Garante regionale dei diritti dei detenuti Giuseppe Fanfani: “Impegno di riforma tradito nel tempo da una disattenzione costante della politica verso il sistema del carcere”
Firenze – ‘Cinquant’anni di ordinamento penitenziario. Riforma e crisi del carcere. In ricordo di Alessandro Margara’. Si parla di questo nel convegno che è in corso oggi, mercoledì 2 luglio, nella Sala delle Feste di palazzo Bastogi, una delle sedi del Consiglio regionale della Toscana. Ad aprire e coordinare i lavori, è stato il Garante dei diritti dei detenuti, Giuseppe Fanfani, al cui intervento ha fatto seguito una relazione introduttiva (‘Carcere: le cifre della crisi’) di Saverio Migliori, ricercatore presso la Fondazione Giovanni Michelucci di Fiesole e coordinatore dell’Archivio ‘Sandro Margara’.
La riforma dell’ordinamento penitenziario, ha osservato Giuseppe Fanfani, “fu un impegno grandissimo dovuto all’intelligenza di tante persone, in primo luogo di Alessandro Margara, tradito nel tempo da una disattenzione costante che la politica ha sempre avuto al sistema del carcere. Margara è stato un grandissimo magistrato e un grandissimo pensatore, appartenente a quella genia di grandi intellettuali fiorentini dell’epoca di padre Balducci, Gozzini, La Pira, che dettero a Firenze un senso di grande rinnovamento culturale che pervase poi l’Italia. A Margara dobbiamo la gran parte dell’ispirazione di questo provvedimento e tuttora, se ci fosse avrebbe molto di ridire su come è attuato”.
“La legge sull’ordinamento penitenziario viene giustamente chiamata ‘di riforma’ ancora oggi per la bontà dei suoi contenuti”, ha dichiarato Saverio Migliori. L’attuale situazione delle strutture carcerarie in Italia, “è d’altra parte in estrema crisi. Proprio in queste ore, il Presidente della Repubblica ha ricordato l’importanza di porre attenzione sulle carceri, che drammaticamente ci pongono davanti a numerosi suicidi e atti di autolesionismo”. Il ricordo di Margara “è di estrema attualità: quello che lui diceva dieci o quindici anni fa vale pienamente ancora oggi”.
Gli approfondimenti della giornata sono suddivisi in tre sessioni di lavoro: al mattino, ‘Il carcere che produce carcere: dal sovraffollamento alle rivolte e ai suicidi, alla densificazione edilizia’, con relazione sul decreto sicurezza e l’idea disciplinare del carcere, tenuta da Stefano Anastasia, garante per i detenuti del Lazio. “Questo convegno sulla riforma che ha costituzionalizzato le carceri italiane avviene in un momento in cui la situazione delle carceri non si può che definire disperata”, ha detto Anastasia. “Il Presidente della Repubblica ha detto tutto quello che c’era da dire non più tardi di due giorni fa. Sovraffollamento, condizioni di detenzione, mancanza di prospettiva per la gran parte delle persone detenute e sostanzialmente una assenza di iniziativa da parte del Governo, salvo la prospettazione di interventi che, se mai vedranno la luce, richiederanno molto tempo. C’è necessità e urgenza di un intervento immediato: come Garanti, non possiamo che ribadire la necessità di una iniziativa, che superi anche le divisioni tra maggioranza e opposizione: se il Governo pensa veramente che il nostro sistema penitenziario possa diventare da 60-70mila persone, ci vorrà il tempo per avere le nuove carceri, il personale necessario. Intanto, serve una misura ponte che non può che essere amnistia e indulto per ridurre la popolazione detenuta, facendo in modo che restino in carcere le persone che hanno reati più gravi e pene più lunghe da scontare. Quella che Margara – che Anastasia considera “il più rigoroso interprete della riforma penitenziaria” – chiamava detenzione sociale deve essere restituita al territorio, con il dovuto sostegno agli Enti locali”.
Alla sessione di questa mattina ha preso parte anche Franco Corleone, già Garante toscano dei detenuti, oggi presidente onorario della Società della Ragione. Corleone ha ricordato ancora una volta la figura di Margara: “Questo incontro tradizionalmente dedicato al ricordo della sua attività straordinaria e alla sua produzione di riforme, che oggi troverebbe stuprate”, ha affermato Corleone. “La situazione delle carceri – ha aggiunto – è drammatica, non solo per il sovraffollamento, ma perché non c’è un’idea di che cosa debba essere il carcere, di quale significato possa avere il carcere oggi, se non quello di essere chiuso o almeno limitato a chi ha compiuto gravi reati di sangue contro le donne, a organizzazioni criminali, anche informatiche ed economiche. Un carcere al massimo per 30mila persone. Tutto il resto è detenzione sociale che deve uscire dal carcere. Le proposte sul tappeto ci sono: indulto, amnistia, numero chiuso, case di reinserimento sociale, eliminazione delle misure di sicurezza. Non un carcere mantenuto in queste condizioni perché concepito come finta rassicurazione per i ‘cittadini per bene’ e come minaccia per gli emarginati. Oggi denunciamo con forza questa situazione. Occorrerà una mobilitazione che assuma anche il nome di rivoluzione”.
Nel pomeriggio, altre due sessioni ‘La prigione delle donne: dai diritti alle pratiche che escludono’ ed ‘Il carcere nella città: politiche e pratiche per l’inclusione’.
Le dichiarazioni in video
L’intervista a Giuseppe Fanfani, Garante dei diritti dei detenuti della Toscana
La dichiarazione di Saverio Migliori, ricercatore presso la Fondazione Giovanni Michelucci di Fiesole e coordinatore dell’Archivio ‘Sandro Margara’
L’intervento di Stefano Anastasia, Garante per i detenuti del Lazio
L’intervista a Franco Corleone, presidente onorario della Società della Ragione