9 Luglio 2024

Autorità partecipazione: necessario un aggiornamento della legge regionale

E’ quanto chiede la risoluzione approvata a maggioranza in Aula con 23 voti favorevoli (Pd e IV), 11 astenuti (Lega, Fratelli d’Italia, Movimento 5 Stelle e Gruppo Misto Merito e Lealtà)

Comunicato stampa n. 0705
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Firenze – Il Consiglio regionale della Toscana esprime “apprezzamento per l’attività svolta e per i risultati conseguiti dall’Autorità regionale per la Garanzia e la Promozione della partecipazione nel 2023”. L’Aula ha licenziato a maggioranza la risoluzione presentata su proposta della commissione Affari istituzionali con 23 voti favorevoli di Partito democratico e Italia Viva, mentre si sono astenuti Lega, Fratelli d’Italia, Movimento 5 Stelle e Gruppo Misto Merito e Lealtà.

La proposta di risoluzione approva la Relazione delle attività svolte nell’anno 2023 e ribadisce l’impegno a completare il percorso di revisione della legge regionale 46/2013 (sul dibattito pubblico regionale e promozione della partecipazione); a continuare a garantire lo stanziamento di risorse finanziarie adeguate, anche per l’attivazione di percorsi partecipativi su tematiche di specifico interesse individuate con apposito avviso da parte dell’Autorità; ad avviare una riflessione utile alla revisione della disciplina del dibattito pubblico regionale, al fine di garantire coerenza con le disposizioni del decreto legislativo 36 del 2023. Inoltre, a seguito delle dimissioni di un componente, impegna il Consiglio regionale a procedere a una nuova nomina per ricostituire l’Autorità.

Intervenuto nel dibattito il vicepresidente Marco Casucci (Lega) che ha ricordato come la legge della regione Toscana in merito al dibattito pubblico al momento in cui è stata approvata “sia stata innovativa”. Tuttavia, “alla luce di quanto emerso dalla relazione, serve quanto prima un sincero e costruttivo impegno per rinnovare e aggiornare la normativa”. In particolare Casucci ha ricordato le criticità emerse dal documento, in cui “è assente il dibattito pubblico relativo alle grandi opere e in cui è evidenziato come non vi sono domande per procedimenti pervenute da parte delle aziende, al contrario di quanto espletato dal modello francese, a cui la nostra legge si ispira, che prevede la partecipazione diretta dei privati”. Ancora “la parte predominante della relazione è costituta dalla descrizione su base locale dei 24 processi partecipativi. Nel testo vengono riportati solo i richiami economici relativi ad essi, ma non vi sono le cifre per ogni processo relative ai cittadini che vi hanno partecipato e questo non ci permette di capire la portata e la reale partecipazione”. “Non vi è poi traccia – ha continuato Casucci – del numero degli impiegati all’ufficio di partecipazione e di quanti di essi siano effettivamente presenti all’interno del territorio regionale. Per questo non possiamo esprimere un giudizio completo sulla relazione”.

Maurizio Sguanci (Italia Viva) ha evidenziato come la difficoltà da parte dei piccoli comuni di attivare processi partecipativi dipenda dal fatto che essi “non sono attrezzati in modo adeguato, perché sono necessari uffici e personale che non riescono a mettere in campo”. Quanto alle imprese, “per far sì che esse siano coinvolte nei processi partecipativi bisogna fare in modo che la normativa diventi puntuale, con cifre e tempistiche certe”. “E’ poi necessario – ha aggiunto – trovare il personale da mettere a disposizione sui territori. Individuare, insomma, in modo chiaro, parametri e criteri all’interno dei quali si svolga il processo partecipativo”.

Valentina Mercanti (Pd), ha espresso apprezzamento per la relazione a nome di tutto il Partito democratico. “La partecipazione non può più essere intesa come quando abbiamo è stata scritta questa legge – ha affermato – per questo è necessario avviare un ragionamento serio, con analisi e dati alla mano, che tenga conto delle peculiarità dei comuni piccoli”. “C’è una crisi della partecipazione oggi che ha coinciso con lo sviluppo delle nuove tecnologie di comunicazione, ma contemporaneamente si assiste anche a un nuovo attivismo digitale. Tuttavia non esiste solo una risposta legislativa, ma occorre una riflessione seria e approfondita per capire come connettere questi aspetti e provare a rilanciare il tema della partecipazione e capire perché è in crisi, a maggior ragione se vogliamo includere le realtà produttive iin questi processi”.

I dati. Nel 2023 sono state 24 le richieste di sostegno per processi partecipativi locali, delle quali 20 finanziate. In particolare, le candidature provengono per l’88 per cento da enti locali, per l’8 per cento dalle scuole, per il 4 per cento da cittadini, mentre nessuna domanda è pervenuta da imprese. Poco presente la presentazione di proposte progettuali da parte dei Comuni più piccoli soprattutto a causa della difficoltà di reperire personale interno dedicato a seguire i processi partecipativi con continuità e programmazione.

Responsabilità di contenuti, immagini e aggiornamenti a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Toscana