Piano faunistico venatorio: il Consiglio regionale approva a maggioranza
Approvato anche un ordine del giorno ed emendamenti Pd e una proposta di risoluzione della Lega, respinti un ordine del giorno e un emendamento FdI. L’atto è stato illustrato in aula dal presidente della commissione Sviluppo economico e rurale. Gianni Anselmi (Pd) “E’ il primo autenticamente regionale, per la prima volta si affronta una pianificazione del territorio nella materia per assicurare un’impostazione omogenea nel rispetto delle strategie, degli obiettivi e delle prerogative dei soggetti coinvolti
Firenze – Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza il nuovo Piano faunistico venatorio. L’atto, illustrato in Aula dal presidente della commissione Sviluppo economico e rurale Gianni Anselmi (Pd) Il Piano è stato approvato con 23 voti a favore (Pd, Italia viva), un voto contrario (Gruppo misto-Alleanza Verdi e Sinistra) e 11 voti di astensione (FdI, Lega, Gruppo misto-Merito e lealtà). Approvati sei emendamenti a firma Gianni Anselmi (Pd), respinto un emendamento di Fratelli d’Italia, a firma Alessandro Capecchi, per differire la pubblicazione del Piano al 25 agosto, “per motivi connessi alla coincidenza con il periodo estivo e con le ferie” (decaduti altri tre emendamenti a questo collegati). Al momento della dichiarazione di voto finale sull’atto, Anselmi ha tuttavia dichiarato che “la pubblicazione del testo può essere differito anche al primo di settembre”.
Approvato invece un ordine del giorno del Partito democratico (primo firmatario Gianni Anselmi) in merito all’istituzione di un tavolo di concertazione permanente in materia faunistico-venatoria e alla previsione degli Stati generali della fauna e dell’agricoltura. L’ordine del giorno impegna la Giunta regionale “-ad attivarsi per la costituzione di un Tavolo permanente di concertazione in materia faunistico-venatoria, che consenta il confronto tra Regione, ATC, Polizie Provinciali ed esponenti, riconducibili alle rappresentanze nei medesimi ATC, del mondo venatorio, agricolo e ambientalista, con la finalità di condividere strategie, affrontare criticità e monitorare in modo partecipato l’attuazione del Piano” e a istituire “con cadenza periodica, gli ‘Stati generali della fauna e dell’agricoltura” come momento istituzionale pubblico finalizzato a presentare gli esiti delle politiche regionali in materia, raccogliere proposte operative da parte dei soggetti coinvolti e, se necessario, ridefinire in modo condiviso gli strumenti e gli indirizzi utili al raggiungimento degli obiettivi del Piano”.
Respinto un ordine del giorno di Fratelli d’Italia (a firma del capogruppo Vittorio Fantozzi) per la valorizzazione della figura del cacciatore.
Approvata all’unanimità, invece, una delle quattro proposte di risoluzione presentata dalla Lega, prima firmataria Elena Meini. L’atto impegna la Giunta “a prevedere un maggiore coinvolgimento, per il contrasto agli ungulati, con particolare riferimento ai cinghiali, delle squadre di cacciatori esperti nel settore, cioè le squadre del cinghiale del distretto”.
Il Piano, giunto all’adozione dopo varie sedute di consultazioni e di approfondimento in seduta congiunta con la commissione Territorio e ambiente, presieduta da Lucia De Robertis, è approdato in Aula e adesso si aprirà la finestra temporale in cui gli interessati potranno avanzare osservazioni. Solo dopo le controdeduzioni a queste e il secondo voto dell’aula il testo sarà approvato in via definitiva. Il Piano è lo strumento di pianificazione che stabilisce gli indirizzi e gli obiettivi delle politiche regionali in materia di gestione del territorio agricolo forestale destinato alla protezione della fauna e alla caccia programmata.
“E’ il primo autenticamente regionale – ha detto il presidente Anselmi. – Per la prima volta si affronta una pianificazione del territorio nella materia, per assicurare un’impostazione omogenea nel rispetto delle strategie, degli obiettivi e delle prerogative dei soggetti istituzionali e del mondo degli stakeholders in campo”. L’obiettivo generale del piano come ha ricordato il presidente è la “conservazione delle specie di faune selvatiche e la programmazione del prelievo venatorio compatibile con le esigenze di tutela basato su stime quantitative delle specie stanziali e sulla valutazione dello stato di conservazione delle specie migratrici”. Si è ribadito che occorre tener “conto degli interessi delle varie categorie non solo del mondo venatorio ma anche considerando il rapporto tra produzione agricola e presenza delle faune selvatiche che produce danni sia all’attività di produzione che alla vita delle persone come la sicurezza degli spostamenti, agli escursionisti e al mondo ambientalista”.
E ancora, tra gli obiettivi del piano, come spiegato da Anselmi si attua la pianificazione faunistico venatoria, tenendo conto delle realtà ambientali e del contesto socioeconomico del territorio, per perseguire gli obiettivi di tutela intelligente e conservazione della fauna selvatica; tutela dell’equilibrio ambientale e degli habitat presenti; regolamentazione del prelievo venatorio anche attraverso interventi di riqualificazione attiva e di disciplina dell’attività venatoria. Tali azioni si realizzano mediante l’articolazione del territorio in comprensori omogenei, l’individuazione della localizzazione ed estensione degli istituti faunistici, la disciplina degli appostamenti fissi di caccia, i criteri per la prevenzione dei danni causati dalla fauna selvatica, quelli per la tutela e il ripristino degli habitat naturali e di incremento della fauna selvatica.
All’interno di ognuno dei comprensori esistenti in Toscana, il Piano individua le zone di protezione lungo le rotte di migrazione dell’avifauna e le oasi di protezione; le zone di ripopolamento e cattura e le zone di rispetto venatori; i centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica allo stato naturale; i centri privati di riproduzione di fauna selvatica allo stato naturale; le aziende faunistico venatorie; le aziende agrituristico venatorie; le aree di addestramento e allenamento cani; le zone in cui sono collocabili appostamenti fissi; le aree vocate e non vocate per ciascuna specie di ungulato; i parchi nazionali e le aree protette; tutte le ripartizioni del territorio necessarie per l’organizzazione del prelievo venatorio.
A corredo del Piano faunistico venatorio, una nuova cartografia interattiva, che sarà consultabile sul sito della Regione e l’inserimento di elementi di dinamicità nello strumento del governo dei perimetri delle aree vocate e no, introducendo delle revisioni periodiche e condivise.
Da evidenziare, poi, la valorizzazione del volontariato che sta nel territorio e gli investimenti sui servizi informatici e sulla formazione, in particolare al piano sulla sicurezza.
“Il piano include, rafforza e rinnova gli strumenti di intervento, introducendo e scrivendo per la prima volta – conclude Anselmi – il principio secondo cui, laddove c’è attività agricola praticata e operativa e produzione sul territorio, tendenzialmente quelle porzioni del territorio regionale devono intendersi come aree non vocate alla presenza di animali non compatibili all’attività agricola”. Infine, Anselmi ha ribadito la necessità della conservazione della fauna protetta e l’equilibrio tra l’attività di prevenzione e di ristoro con la fiducia che il ristoro sia residuale e di emergenza.
Il dibattito in Aula
Vittorio Fantozzi (FdI) ha aperto il dibattito esprimendo l’astensione del gruppo. “Il piano era necessario ma alcuni passaggi ci hanno reso il compito ancor più difficile di quello del cacciatore”. “Ritengo che il cacciatore sia insieme all’agricoltore, l’autentico ambientalista praticante, due figure – continua – che necessitano di una tutela particolare, l’agricoltore per quello che fa sia in termini produttivi che di salvaguardia e di tutela dell’ambiente e lo stesso il cacciatore che è vessato da una veste pregiudiziale pesante e da una vita burocratica pesante ma che potrebbe essere ricondotto e del bosco in contatto con il mondo agricolo e la sua comunità”:
Nel suo intervento il consigliere di Italia Viva Maurizio Sguanci ha definito il Piano Faunistico Venatorio Regionale “uno strumento straordinario che vede la Toscana diventare un punto di rifermento per le altre regioni”. “Si tratta di una Piano perfettibile – ha aggiunto – ma che fissa su carta e sul territorio quali siano le zone vocate, salvaguardando la fauna, ma anche le necessità di mondo agricolo, zootecnico, boschivo, faunistico venatorio e agrituristico. Quella che emerge in maniera forte è una nuova cultura, il cacciatore non è più mal visto, ma diventa un gestore del territorio, con gli 11mila appostamenti fissi che diventeranno anche punti di controllo per ambiente, per la prevenzione degli incendi e il contrasto del bracconaggio”. “Vorrei – ha concluso il consigliere Sguanci – che in futuro si arrivasse a un Osservatorio regionale che offrirebbe dati più precisi e puntuali rispetto ad Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale”.
Il consigliere del Partito democratico Andrea Pieroni ha ringraziato tutti quelli che hanno partecipato all’elaborazione del Piano. “Un lavoro accurato, attento e certosino di ascolto. Comporre pluralità di interessi del mondo agricolo, venatorio e ambientalista non è un lavoro semplice e immediato e il risultato finale è apprezzabile. Ora si passerà alla fase delle osservazioni, e poi dopo le limature necessarie, all’approvazione finale. Ascoltando le audizioni è stato diffuso il senso di apprezzamento da parte delle componenti interessate. Quello che il Piano colma è un vuoto che non potevamo lasciare prima della fine della legislatura. Il Piano non ha un compito facile, è ambizioso e deve affrontare sfide impegnative e fenomeni imprevedibili. C’è il tema dell’abbandono delle aree rurali e più interne e aumentano i terreni incolti. Ma c’è soprattutto il tema della lenta e costante diminuzione dei cacciatori con le risorse che arrivano esclusivamente dalle tasse che pagano. Ci sono meno risorse, ma così diminuisce anche il volontariato attivo nella manutenzione e salvaguardia del territorio”.
Dai banchi dell’opposizione il consigliere della Lega Massimiliano Riccardo Baldini ha detto di “non condividere il clima di entusiasmo sul Piano e di non averlo riscontrato tra i soggetti interessati. C’è certamente la soddisfazione da parte di chi, categorie e operatori, questo Piano lo attendeva da tanti anni, ma ci sono stati limiti evidenti dal punto di vista del processo partecipativo di cui sconteremo gli effetti successivamente. La partecipazione ha risentito largamente del percorso preso. Solo a ridosso delle elezioni c’è stata un’improvvisa accelerazione ed è mancato l’approfondimento necessario su tematiche fondamentali a partire dalle cartografie”. Analizzando il Piano il consigliere Baldini ha sottolineato come “dia piena dignità al mondo della caccia, con il centrosinistra che dà un’indicazione molto chiara verso convincimenti che la Lega ha sempre portato avanti con forza nei territori. Ora il dibattito si riaprirà in sede di confronto sulle osservazioni e parteciperemo anche noi come gruppo della Lega portando le istanze dei territori e saremo accanto alle categorie per far sì che quello che non è stato fatto si possa recuperare nel momento delle osservazioni e prima del voto finale”.
“Non entrerò nel merito di questo Piano faunistico venatorio perché come forza politica ne avevamo chiesto il rinvio”. Così Silvia Noferi (Gruppo misto – Alleanza verdi e sinistra) annunciando il voto contrario non solo su questo Piano, ma anche sulla legge forestale e sulla normativa in materia di cave. “Non voteremo i provvedimenti sui quali non siamo stati coinvolti – ha sottolineato – né quelli per i quali avevamo chiesto il rinvio: questa accelerazione a fine legislatura è del tutto fuori luogo”.
“Un tempo in materia faunistico-venatoria c’erano i piani provinciali, poi la competenza è stata trasferita alla Regione, e questo Piano arriva con 10 anni di ritardo, con la giostra che comunque va avanti”. Ad affermarlo il portavoce dell’Opposizione, Alessandro Capecchi, che si è soffermato sulla complessità di un atto composto da 3 tomi che ha incidenza sull’ambiente, che si pone obiettivi ambiziosi, basti pensare alle strategie sugli ungulati, quindi alla regolamentazione come elemento di sicurezza, fino ad arrivare al risarcimento danni. Ed ancora, il consigliere ha fatto riferimento al ruolo dei cacciatori sui temi ambientali, alla funzione degli Atc, al lavoro sui sistemi informatici, alle linee guida per la fauna selvatica e all’attività venatoria, alla salvaguardia degli habitat e delle biodiversità. Capecchi ha quindi ricordato “il tentativo, solo in parte riuscito, di recuperare alcune incongruenze inerenti le cartografie”, spaziando sul tema della sicurezza e della formazione, ma anche sulla caccia di selezione. “Molte cose sono perfettibili, il quadro nazionale è in fase di mutamento – ha sottolineato – e la nostra è una valutazione in chiaro-scuro. A tal proposito ribadisco l’importanza dell’emendamento presentato sui tempi di pubblicazione perché, se davvero vogliamo una reale partecipazione non possiamo che arrivare alla pubblicazione a fine agosto”. “Da qui alla conclusione del dibattito sul Piano – ha terminato – vedremo come porci con il voto”.
Di “atto di programmazione importante ed attuale, da leggere non solo in termini ambientali e venatori, ma come progetto di lunga durata per mettere in sicurezza il territorio” ha parlato Elisa Tozzi (Fratelli d’Italia), che si è soffermata in particolare sulle problematiche legate alle attività produttive nelle zone interne e nelle aree montane della Toscana che necessitano di “interventi finanziari più puntuali se si vuole instaurare un meccanismo virtuoso”. La consigliera ha quindi concluso il proprio intervento parlando della necessità di riorganizzare gli Atc e di dare risposte tempestive sui risarcimenti da danni degli ungulati.
Elena Meini (Lega), dopo aver ringraziato i presidenti delle commissioni consiliari competenti per il lavoro, l’assessore Stefania Saccardi per la presenza costante, nonché le associazioni del mondo agricolo e venatorio per i contributi su un “tema complesso”, ha definito il Piano uno “strumento strategico che andrà ad incidere sulla Toscana tutta ed i cui frutti li vedremo nel tempo”. E passando dal quadro conoscitivo agli obiettivi, secondo la consigliera è mancata un po’ di strategicità, considerato che per arrivare al Piano sono stati necessari 10 anni. È riduttivo parlare di modifica degli Atc, “era opportuno, invece, avere una visione futura di questi cuori pulsanti della faunistica, di cui noi chiediamo anche un meccanismo premiale per quegli Ambiti che raggiungono obiettivi”. Meini ha quindi concluso il proprio intervento soffermandosi sulle risorse, che non sono assolutamente sufficienti e sul ruolo dei cacciatori, “che non sono un male ma che invece difendono l’ambiente”.
Per Marco Casucci (Gruppo misto – Merito e lealtà) “è irrispettoso lasciare i cacciatori senza guida per dieci anni, così come è strumentale arrivare solo adesso a questo strumento di pianificazione, grazie alle sollecitazioni delle associazioni e a pochi mesi dalla fine della legislatura”. Da qui la sensazione di avere di fronte “un documento di intenti, che non indica soluzioni definitive e che definirei neutro, in linea con quello scaduto”. Quali le azioni da intraprendere? Secondo il consigliere occorre delineare un piano specifico sulla gestione degli ungulati; istituire un Fondo per risarcimento danni; affrontare il complesso fenomeno dell’incremento dei cinghiali, “che non può ridursi alla colpa di qualcuno”, ha affermato, a difesa di tutti quei cacciatori che rispettano la legge e sono “custodi rurali delle nostre aree interne”. “La Toscana non ha bisogno di ideologismi – ha concluso – ed occorre riconoscere un nuovo ruolo ai cacciatori toscani”.
Il capogruppo del Partito democratico, Vincenzo Ceccarelli ha ringraziato il presidente Gianni Anselmi “per la relazione molto puntuale ed esaustiva, così come lo è stato il lavoro nelle commissioni II e IV” e “l’assessora Stefania Saccardi con il suo staff per il primo Piano faunistico regionale, mentre prima i piani erano di competenza provinciale”. Secondo Ceccarelli, si tratta di un “Piano ben svolto, tanto che su un’attività divisiva ha trovato consenso vasto, da almeno due delle tre componenti che attengono a una corretta gestione del territorio: non è stata impresa semplice. Facciamo bene ad adottare questo Piano, che rafforza la Regione nell’ambito della sua attività e dei suoi esercizi, ad esempio i Piani venatori” Secondo Ceccarelli, il Piano persegue “i tre obiettivi fondamentali: tutelare e conservare la fauna selvatica, l’equilibrio ambientale negli habitat presenti, regolamentare il prelievo venatorio nel rispetto della direttiva europea. Avremo periodo delle osservazioni e il Piano potrà essere perfezionato. Ottimo il lavoro sulle cartografie”. Quanto alla presenza dei lupi, “il tema non è trattato qui perché non è specie cacciabile. Andrà comunque affrontato”.
In conclusione del dibattito, la vicepresidente della Giunta regionale Stefania Saccardi ha ringraziato il Consiglio per il lavoro svolto: “L’atto è stato approfonditamente esaminato, il lavoro del Consiglio è stato prezioso, di approfondimento e anche di miglioramento in tanti aspetti, in particolare nella sistemazione della cartografia. Erano dieci anni che aspettavamo questo atto. La complessità ha dato prova della necessità di tempo, perché il Piano fosse approfondito, corredato dagli studi necessari, dotato dei pareri che lo corredano. Sul piano dell’intervento e del controllo venatorio sono state fatte tante cose in questa legislatura”. Secondo l’assessora, è stato ricercato “un equilibrio complicato, che con umiltà abbiamo provato a tenere. Non c’era volontà di chiusura, abbiamo accolto tanti contributi”.
(testo a cura di Sandro Bartoli, Benedetta Bernocchi, Luca Martinelli, Emmanuel Milano e Paola Scuffi)