Carcere Livorno: Fanfani, sgombero immediato di celle e spazi con muffa e infiltrazioni
Il garante dei detenuti della Toscana in visita al penitenziario denuncia numerosi problemi strutturali, celle sovraffollate, di piccole dimensioni e fornelli per cucinare vicini ai servizi igienici. La sala polivalente chiusa da 15 anni e ancora manca un progetto di ristrutturazione
Firenze – Carcere Le Sughere di Livorno: malgrado il lodevole impegno della direzione e del personale le condizioni igienico sanitarie sono assenti, le celle presentano muffa alle pareti ed infiltrazione di acqua, si sono sezioni chiuse da oltre un decennio e zone ristrutturate ancora non sfruttate. “I detenuti devono essere immediatamente spostati in luoghi salubri e riaperti gli spazi nei quali le condizioni di vita sarebbero nettamente migliori”. È quando chiede il Garante dei detenuti della Toscana, Giuseppe Fanfani, che ieri ha visitato la struttura insieme ai funzionari Katia Poneti e Paolo Scalabrino e al Garante del Comune di Livorno Marco Solimano.
“L’istituto – afferma Fanfani – presenta numerosi problemi dal punto di vista strutturale e architettonico, con varie zone inagili per pericolo di crollo e per infiltrazioni d’acqua. La parte in cui si trovano gli studi medici ha la copertura, che pure è stata rifatta completamente 9 anni fa, piena di infiltrazioni: vi sono angoli in cui la muffa ha ricoperto l’intera parete e vi sono secchi per raccogliere l’acqua quando piove. Molte stanze sono inagibili per le infiltrazioni d’acqua, sia nel reparto medico che in quello dedicato alla scuola”.
“Le sezioni della media sicurezza ospitano circa 120 detenuti, distribuiti in quattro sezioni. I numeri non sono in assoluto alti, ma le condizioni della struttura sono fatiscenti: cemento distaccato e struttura in ferro arrugginita, tetto a rischio di crollo, acqua che entra dalle finestre per le infiltrazioni, locale docce completamente ricoperto di muffa”. “Inoltre – prosegue il Garante – le sezioni sono sovraffollate, con celle piccole che ospitano due persone e fornellini per cucinare posizionati accanto ai servizi igienici”.
“La sala polivalente, in cui un tempo c’erano il teatro e varie stanze per attività, è chiusa da 15 anni e non vi è nemmeno un progetto per la ristrutturazione. Anche la sala conferenze è chiusa perché considerata inagibile. Così come la mensa del personale, in cui però i lavori inizieranno a novembre con previsione di concluderli a febbraio. Manca, dall’alluvione del 2017, la videosorveglianza: poche zone sono coperte, la maggioranza è senza. Inoltre, i due padiglioni che sono stati ristrutturati (potranno ospitare 260 detenuti), con lunghi anni di lavori, devono ancora essere sottoposti a collaudo, ma la ristrutturazione stessa presenta varie problematiche”.
Dalla visita, a cui ha preso parte anche l’architetto responsabile per l’istituto penitenziario, è emerso che “i lavori effettuati presentano carenze di vario tipo”. Dal punto di vista architettonico gli spazi in alcuni casi non sono stati ben calcolati (celle in cui la porta del bagno non si potrà aprire completamente una volta inserito il letto, corridoi le cui porta di accesso non permettono il passaggio di barelle) e dal punto di vista della sicurezza alcune scelte non sono adeguate (come la collocazione dell’idrante all’interno della sezione, il posizionamento delle scale di sicurezza a fianco del muro di un cortile di passeggio, la presenza di spazi non controllabili a vista all’interno delle celle). “Inoltre, l’accesso a uno dei due padiglioni è inagibile. L’intero complesso disporrebbe in teoria di molti spazi, ma purtroppo una gran parte id questi risulta inagibile”.
A detta di Fanfani, la parte migliore del carcere è quella che ospita l’alta sicurezza, recentemente ristrutturata. Ciò che di positivo circonda il carcere, anche grazie all’opera meritoria del garante comunale e del volontariato, è il territorio di Livorno, che è presente, con l’Amministrazione comunale e numerose iniziative trattamentali. Inoltre, la presenza del personale educativo, del vice direttore e del comandante, con assegnazioni stabili, ha reso l’intervento sul reinserimento più sistematico.
Tuttavia, persistono problemi per quanto riguarda il lavoro: vi sono state offerte da parte di imprenditori di realizzare attività all’interno dell’istituto, per corsi e successivi inserimenti lavorativi, che il carcere non ha potuto accettare per mancanza di spazi idonei all’interno della struttura. A breve avrà inizio un progetto di cassa ammende che supporta l’accompagnamento all’esterno e le borse lavoro.
Dal 29 ottobre, infine, è attivo il gruppo di etnopsichiatria, con lo stesso progetto che è in corso a Sollicciano: ne fanno parte psicologi, antropologi, uno psichiatra, mediatori culturali.