26 Ottobre 2024

Sanità: legge sul suicidio medicalmente assistito, ascoltati gli esperti costituzionalisti

La Commissione, presieduta da Enrico Sostegni (Pd), al lavoro sulla proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione Luca Coscioni, ha svolto l’audizione dei professori Corrado Caruso ed Emanuele Rossi

 

comunicato n. 1066
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Firenze – Prosegue in commissione Sanità, presieduta da Enrico Sostegni (Pd) l’iter di approfondimento sulla proposta di legge di iniziativa popolare sulle “procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte Costituzionale 242/2019”. I promotori, i rappresentanti dell’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, il 14 marzo scorso hanno infatti depositato presso la presidenza del Consiglio regionale la proposta di legge regionale supportata da oltre 10mila firme autenticate.

Dopo aver ascoltato i promotori, i rappresentanti delle Asl e l’Ordine dei medici, mercoledì 23 ottobre si è svolta l’audizione di due esperti costituzionalisti, i professori Corrado Caruso ed Emanuele Rossi.

La proposta di legge, lo ricordiamo, ha l’obiettivo di garantire alle persone malate che intendono accedere al suicidio assistito la necessaria assistenza sanitaria “nel rispetto dei principi stabiliti dalla sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019, garantendo che il diritto all’erogazione del trattamento è individuale e inviolabile, e che non può essere limitato, assoggettato a condizioni o altre forme di controllo ulteriori e diverse da quelle previste dalla proposta di legge”. Prevede quindi di individuare i requisiti di accesso alla pratica, la verifica delle condizioni e delle modalità di accesso alla morte medicalmente assistita, affinché l’aiuto al suicidio non costituisca reato, così come delineato dalle sentenze della Corte Costituzionale del 2019 e da una seconda più recente (135/2024). Il testo prevede l’istituzione di una Commissione medica multidisciplinare nelle Asl, dispone che le strutture sanitarie debbano garantire il supporto, l’assistenza e i mezzi necessari al completamento della procedura, disciplina la procedura e i tempi (complessivamente venti giorni), prevede la gratuità delle prestazioni sanitarie. Secondo l’atto possono accedere al suicidio medicalmente assistito le persone affette da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputano intollerabili; tenute in vita da trattamento di sostegno vitale; pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli; che esprimono un proposito di suicidio formatosi in modo libero e autonomo, chiaro e univoco.

L’audizione dei due esperti aveva l’obiettivo di chiarire alcuni punti, a partire dal fatto che la Regione sia legittimata a legiferare su questa materia, e quali siano i suoi limiti di intervento, e se il servizio possa essere ricompreso tra i Lea (i livelli essenziali di assistenza) o vada considerato come prestazione aggiuntiva.

Caruso ha risposto affermativamente alla prima questione: La Regione ha potestà legislativa concorrente in materia, ma questo non basterebbe se non vi fossero stati gli interventi della Corte Costituzionale che hanno dato indicazioni precise, e quindi una legge regionale è legittima nel rispetto della volontà della Consulta. “Le sentenze della Corte Costituzionale si rivolgono alla Repubblica in tutte le sue componenti, non solo allo Stato apparato” ha detto l’esperto, affermando anche che la proposta di legge appare coerente con il dettato della Corte. Da inserire comunque una clausola che ribadisca che la normativa regionale ha valore finché lo Stato non intervenga con una sua legge nazionale, cosa che fin qui non ha fatto. Per quanto riguarda la prestazione, la giurisprudenza farebbe pensare a un servizio aggiuntivo oltre i Lea, che la Regione può offrire.

Anche Rossi ha spiegato che un parere dell’Avvocatura generale dello Stato afferma che con un intervento delle Regioni si creerebbe una disparità di trattamento sul territorio. “Ma in realtà – ha precisato – la disparità è maggiore se le Regioni non intervengono, perché a questo punto, in assenza di una normativa nazionale, sono le singole Asl che attualmente devono dare attuazione alle disposizioni della Corte Costituzionale”. E’ però opportuno che una legge regionale investa soprattutto gli aspetti organizzativi.

Molti poi gli spunti e i suggerimenti offerti sulla redazione del testo, come la previsione della obiezione di coscienza per gli operatori e una migliore precisazione sull’iter di presentazione della domanda.

Nelle prossime settimane il lavoro della Commissione proseguirà con la discussione della proposta di legge.

Responsabilità di contenuti, immagini e aggiornamenti a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Toscana