30 Novembre 2021

Festa Toscana: Mazzeo, una ricorrenza che è anche una presa di coscienza

Al cinema La Compagnia, la seduta solenne per ricordare l’abolizione della pena di morte decisa dal Granducato di Toscana nel 1786. Dopo il saluto inviato dalla senatrice a vita Liliana Segre, gli interventi del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, del presidente di Amnesty International, Emanuele Russo, della professoressa Gaetana Morgante e del presidente della Regione, Eugenio Giani

Comunicato stampa n. 1271
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FirenzeNello scenario del cinema La Compagnia, il Consiglio regionale si è riunito in seduta solenne per celebrare la Festa della Toscana, istituita per ricordare la firma del Codice Leopoldino con il quale, nel 1786, il Granducato di Toscana, primo stato al mondo, abolì la pena di morte. Filo conduttore delle celebrazioni del 2021: “Dall’abolizione della pena di morte alla lotta ai linguaggi d’odio: la Toscana terra dei diritti”. Presenti in sala oltre 40 gonfaloni di Comuni della Toscana, i cui sindaci hanno ricevuto in dono la bandiera della Regione. E stasera quegli stessi Comuni, insieme a un altro centinaio che ne hanno dato comunicazione agli uffici del Consiglio regionale, illumineranno i loro palazzi, o un monumento rappresentativo del proprio territorio, con i colori bianco e rosso, che sono i colori del gonfalone e della bandiera della Regione Toscana.

Ad aprire la seduta solenne, di fronte ad una platea di rappresentanti istituzionali, politici, militari e religiosi, tra i quali anche Luca Pastorino, segretario dell’Ufficio di presidenza della Camera dei deputati, è stato il messaggio audio inviato dalla senatrice a vita Liliana Segre. “Tracciare una linea ‘dall’abolizione della pena di morte alla lotta ai linguaggi d’odio ‘ significa – afferma Segre – porre nella giusta prospettiva, storica, giuridica e culturale, un tema decisivo come quello dei diritti umani”. E, rivolgendosi poi alla Toscana afferma: è una terra che “vanta una grande tradizione in fatto di tutela dei diritti, sia sul piano della elaborazione teorica e giuridica, sia delle pratiche dei suoi governanti più illuminati e tutela non solo dei diritti civili e di libertà, ma anche dei diritti sociali”. La senatrice ha ricordato che anche dai lavori della commissione monocamerale straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo ed antisemitismo del Senato, da lei presieduta, emergono le implicazioni sociali e culturali del fenomeno hate speech che “investe il sistema dell’informazione e le politiche della formazione, la scuola, l’università, direi la qualità stessa delle nostre relazioni interpersonali”. Poi conclude: “C’è il problema delle nuove tecnologie, dell’uso e abuso dei social media, del ricorso a sempre più sofisticati e insidiosi algoritmi programmati per tutelare più gli interessi delle piattaforme, che la libertà e la dignità delle persone”.

Riprendendo le conclusioni della senatrice, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo ribadisce che la linea che va dall’abolizione della pena di morte agli hate speech, è una linea lunga, “ma dobbiamo tenere la mano ferma e continuare a tracciarla, perché quella linea, è la linea stessa della nostra libertà, della nostra civiltà”. Mazzeo sottolinea che la Festa della Toscana “non è solo la celebrazione di una ricorrenza, ma una presa di coscienza”. Il presidente ricorda poi “un’immagine raccapricciante che ha toccato il cuore di ciascuno di noi, un bimbo di tre anni morto di freddo di fronte al filo spinato”. “E’ vero – ha detto il presidente – i paesi membri dell’Unione europea hanno tutti abolito la pena di morte, ma che nome dare all’atrocità di quella vita spezzata? Costringere gli esseri umani a vivere e morire al freddo dietro ad un filo spinato non è democrazia, non è l’affermazione di diritti, non è libertà, non è la nostra Europa che si è fondata anche su quella scelta del 1786”. Il messaggio adesso, per Mazzeo, è quello di “dire che siamo qualcosa di diverso; siamo quelle lanterne verdi che alcuni polacchi hanno messo alle finestre delle loro case, per essere luci contro le tenebre, una forma nobile di resistenza dell’umanità” e “come toscani  dobbiamo svolgere un ruolo di presidio e di avanguardia” e portare avanti “una battaglia culturale sul tema dei diritti e della dignità dell’uomo”. Il presidente ha ricordato che a tutti i sindaci, su proposta del vicepresidente Marco Casucci, sarà donata la bandiera della Toscana perché “nel Pegaso riconosciamo i valori fondanti della nostra storia”. Un ricordo, poi, alla storia di due ragazzi: Giulio Regeni e Patrick Zaki. “La morte dell’uno che chiede ancora verità e giustizia e l’ingiusta prolungata detenzione dell’altro rappresentano la negazione di quei diritti fondamentali che richiamava la senatrice Segre e lo stesso vale per quelle quasi 500 persone che ufficialmente sono state giustiziate nel 2020” e “non c’è giustizia laddove c’è violenza”. Sui linguaggi d’odio Mazzeo ricorda che occorre “denunciare, raccontare e tutelare chi è più fragile e più debole” e che questo pomeriggio “saremo il primo Consiglio regionale in Italia a firmare il manifesto per la comunicazione non ostile. È un gesto simbolico”, ma “siamo convinti che questa sia la direzione da prendere”. Mazzeo ha citato un dato sconvolgente: “Da gennaio a oggi sono stati estratti 800mila twitt, dei quali il 69 per cento risulta discriminatorio contro donne, disabili, omosessuali e stranieri. È un dato che deve farci riflettere”.

Emanuele Russo, presidente di Amnesty International apre così il suo intervento: “E’ difficile trovare una giustificazione per uno Stato che decide di uccidere una persona, non importa quale sia il reato”.  Poi passa ad esprimere il disaccordo sul termine “giustiziato“. “Dire, una persona è stata giustiziata – afferma – è utilizzare in modo improprio il termine giustizia”.  Russo ha ricordato che “Amnesty decise di opporsi alla pena di morte nella metà degli anni ’70” fino “a diventare un movimento fortemente abolizionista” per ribadire poi, “un dialogo e un impegno politico per cambiare in meglio il mondo che ci circonda. E questo non è mai un percorso semplice, ma un cammino che ha bisogno di ambienti pionieri, come la Toscana per l’abolizione della pena di morte” e “poi di un’espansione progressiva di realtà e di persone che decidono di andare su questo sentiero comune”. “Colleghiamo – aggiunge – il percorso verso l’abolizione universale della pena di morte” e la “diffusione del discorso d’odio”, perché così come la pena di morte è l’esempio di uno stato che nega i diritti umani, così il proliferare incontrollato del discorso d’odio nelle nostre relazioni, nelle nostre agorà, rappresenta un rischio mortale per la convivenza pacifica e armonica”. “Questo fenomeno del discorso d’odio è esploso negli ultimi anni e con il sistema strutturato dei social prolifera ad elevata velocità”. Russo invita alla ricerca di “una soluzione al discorso d’odio” altrimenti, conclude, “ci mancherà il linguaggio per farlo” e  “la posta in gioco è perdere la capacità di relazionarsi con gli altri per affrontare i temi comuni”.

(testo a cura di Benedetta Bernocchi)

Festa Toscana: 30 novembre, l’attualità di Pietro Leopoldo

L’attualità di Pietro Leopoldo di Lorena ha caratterizzato la seconda parte della seduta solenne della Festa della Toscana, con l’intervento di Gaetana Morgante, ordinaria di diritto penale e direttrice dell’Istituto DIRPOLIS della scuola San’Anna di Pisa. Il 30 novembre del 1786, precisamente 235 anni fa, il Granduca di Toscana così scriveva: “abbiamo veduto con orrore con quanta facilità nella passata legislatura era decretata la pena di morte”. È da questa forte affermazione, ha ricordato Morgante, che si arriva alla abolizione della pena capitale contro qualunque reo, per attuare una “scelta rivoluzionaria”, tesa a correggere chi ha sbagliato; in un “diverso modo di amministrare, che si addice alla maggiore dolcezza dei costumi e al popolo toscano”, come sottolineava lo stesso Granduca. “Una scelta che non deriva solo dai principi dell’illuminismo penale, cartina di tornasole del passaggio dal diritto antico a quello illuministico fondato sui principi e soprattutto capace di rendere conto delle scelte – ha continuato la docente -; perché il potere imposto è debole, nonostante l’apparente forza”. Ed è proprio grazie a Pietro Leopoldo che la riforma “nasce da un’idea straordinariamente moderna della pena, una pena con finalità educativa, che ritroviamo nell’articolo 27 della Costituzione, fondata su tre principi cardine: proporzione, per recare minor male possibile al reo; bilanciamento tra sicurezza collettiva, gestione della pericolosità del reo e tutela dei diritti; estrema ratio, per cui si ricorre alla pena di morte quando ogni altro mezzo è inutile”. Tutto ciò, ha proseguito Morgante, per parlare dell’attualità di questo pensiero che, andando “al cuore della pena”, insegna che “essa non deve essere strumento di vendetta privata, ma un atto di civiltà”. Non a caso il potere punitivo è esercitato solo dallo Stato e abolendo la pena di morte il messaggio del legislatore si concentra sulla centralità della persona umana. “Troviamo nella fermezza morale di Pietro Leopoldo la strada da seguire – ha concluso Morgante – Quei principi danno a noi la forza di chiedere giustizia e allo Stato di amministrarla, ‘come si addice al popolo toscano’, e a tutti i popoli della terra”.

Nell’intervento conclusivo, il presidente della Regione Eugenio Giani, partendo dalla “identità della terra di Toscana”, ha voluto sottolineare come l’ordinamento della nostra Regione rispecchi 450 anni di storia, che “ci vede poi protagonisti, come primo stato al mondo, nella abolizione della pena di morte, della tortura e della confisca dei beni ai condannati”. Da qui l’importanza della Festa della Toscana, a venti anni della legge istitutiva, non solo e non tanto come rievocazione storica, ma soprattutto come messaggio al mondo, “dove sono più gli abitanti che vivono sotto la pena capitale rispetto agli altri”. Giani ha annunciato che invierà oggi – 30 novembre – un messaggio al Governatore dell’Ohio, per incoraggiarlo sulla strada dell’abolizione della pena capitale, in vista della rieducazione del reo. “Il passo di civiltà di Pietro Leopoldo non riguarda solo l’abolizione della pena di morte – ha continuato il presidente – ma le tante riforme che caratterizzarono il suo operato: scuola, sanità, commercio, comuni; è grazie a lui se in Toscana, oggi, ci sono 273 comuni, a differenza di altre regioni, come la Lombardia che, a sostanziale parità di dimensione territoriale, ne conta circa 1500”. “Questo processo di riforme è un messaggio forte per il nostro tempo, è un monito a guardare avanti, nella consapevolezza della nostra storia – ha sottolineato – per un futuro di civiltà, guardando a quei sentimenti e a quei valori ben rappresentati dalla nostra bandiera, che oggi verrà consegnata ai Sindaci, come ha voluto il presidente e l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale”. Su questa scia, Giani ha concluso il proprio intervento con un annuncio: “Il 21 dicembre, in Toscana, faremo la prima festa della Bandiera”.

Al termine della seduta, con partenza dalla vicina via dei Martelli, i gonfaloni dei Comuni presenti alla seduta solenne hanno dato vita a un corteo che ha raggiunto l’Arengario di Palazzo Vecchio.

(testo a cura di Paola Scuffi)

La fotogallery

I video

La dichiarazione di Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale

La dichiarazione di Stefano Scaramelli, vicepresidente del Consiglio regionale

La dichiarazione di Marco Casucci, vicepresidente del Consiglio regionale

La dichiarazione di Federica Fratoni, consigliera segretario dell’Ufficio di presidenza

La dichiarazione di Diego Petrucci, consigliere segretario dell’Ufficio di presidenza

La dichiarazione di Gaetana Morgante, direttrice dell’Istituto DIRPOLIS della Scuola Sant’Anna di Pisa

La dichiarazione di Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana

Responsabilità di contenuti, immagini e aggiornamenti a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Toscana