Festa della Toscana: la libertà di espressione al centro della Seduta solenne
L’appuntamento al Cinema La Compagnia si è aperto con un videomessaggio di Liliana Segre. Gli interventi del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, della giornalista Federica Angeli, della presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza e del presidente della Regione Eugenio Giani. Al termine il corteo storico con i gonfaloni dei Comuni fino all’Arengario di Palazzo Vecchio. Nel pomeriggio l’omaggio alla tomba di Gregory Summers, al cimitero di Cascina, e la messa al Santuario di Montenero. Alle 21, sempre a Cascina, lo spettacolo ‘Voci di libertà’
Firenze – La libertà di espressione in tutte le sue forme, così come sancito dall’articolo 21 della nostra Costituzione, è il tema della Festa della Toscana edizione 2022 ed è stato l’argomento al centro della seduta solenne del Consiglio regionale, che si è tenuto questa mattina al Cinema
La Compagnia di via Cavour a Firenze. La seduta solenne è stata istituita perché la Toscana è stato il primo Stato ad abolire la pena di morte nel 1786, grazie all’intuizione di Pietro Leopoldo.
Ad aprire l’evento il presidente del Consiglio regionale della Toscana Antonio Mazzeo, dopo che la folta platea, con tanti sindaci presenti (ai quali sono state donate spillette con il Pegaso, simbolo della Toscana) e tanti ragazzi, ha ascoltato un videomessaggio di saluto inviato da Liliana Segre, invitata alla cerimonia.
La senatrice a vita ha ricordato come la Festa della Toscana sia “un appuntamento ormai canonico che permette di fare un punto sulla vita civile e culturale della Regione e non solo”. Il tema dell’articolo 21 “è dei più delicati in tutti i tempi – ha detto Segre – ma forse particolarmente oggi, epoca in cui da una parte l’accesso alle informazioni è più aperto e generalizzato, dall’altra si prospettano rischi e problemi nuovi. Quantità e qualità mai vanno confusi”. “La diffusione di notizie false, tendenziose o anche discorsi d’odio aumenta esponenzialmente e pone in crisi libertà e livello di civiltà” ha avvertito la senatrice, ricordando la potenza delle piattaforme social. L’antidoto è la cultura, la scuola, l’università, “solo così potremo vincere la battaglia infinita per la libertà e la dignità di tutte e di tutti”. Segre ha poi ricordato che con la Commissione speciale del Senato
contro le discriminazioni e i discorsi d’odio “abbiamo lavorato molto e con grande profitto, come si evince anche dal documento finale che è stato approvato all’unanimità. Ma il lavoro è ancora molto. C’e’ molto da studiare, approfondire, tentare di prefigurare nuove e più adeguate misure anche legislative per contrastare la diffusione preoccupante dei discorsi d’odio”. Per questo ha auspicato una rapida ricostituzione della Commissione speciale “anche in questa legislatura”.
“Essere qui oggi insieme a voi è il più bel modo per poter festeggiare e celebrare una giornata – ha esordito il presidente Mazzeo – che rappresenta l’essenza stessa della nostra regione: quella di una Toscana che da 236 anni è terra di diritti, di libertà, di dignità. Una regione che fu il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte e la tortura con un gesto, quello dell’allora granduca Pietro Leopoldo, che fu letteralmente rivoluzionario”. Mazzeo ha spiegato che la scelta fatta è stata non solo quello di celebrare la ricorrenza, ma anche di attualizzarla. “Quell’atto non fu un caso, è l’essenza stessa della nostra storia, dei nostri valori, delle nostre radici. Su queste radici noi dobbiamo avere la forza e l’ambizione di costruire il futuro”. “La nostra libertà non c’è stata donata, ma è frutto della resistenza e della costituzione antifascista – ha ricordato -, non è cosi scontato nel mondo. Basta vedere quello che accade oggi alle donne iraniane, a chi si oppone alla guerra in Russia o nel resto del mondo dove le dittature e le autocrazie limitano la libertà dei propri cittadini. Crediamo che iniziative come quelle di oggi siano un modo per spiegare, soprattutto ai giovani, che vogliamo continuare a stare dalla parte giusta della storia ma soprattutto per far in modo che le nuove generazioni possano prendere il testimone dei valori che la Toscana incarna, perché la libertà si conquista ogni giorno, spesso con fatica e sofferenze. Una volta conquistata, si consolida con la forza del diritto e si trasmette di generazione in generazione. La libertà non è divisibile, né socialmente, né territorialmente, perché la libertà in realtà si ottiene pienamente soltanto se ne godono anche gli altri”.
Il presidente ha sottolineato come il numero delle condanne a morte sia ancora oggi altissimo: lo scorso anno vi sono state almeno 579 esecuzioni in 18 stati, con un aumento del 20 per cento rispetto al 2020. Tra le vittime ha citato Mustafa Al-Darwish, un minorenne accusato in Arabia Saudita di aver preso parte a violente proteste antigovernative: è stato messo a morte il 15 giugno 2021 a seguito di un processo gravemente irregolare. Per questo oggi, “perché è un simbolo”, una delegazione del Consiglio regionale si recherà sulla tomba di Gregory Summers, giustiziato in Texas e sepolto a Cascina (Pisa) per sua volontà.
Antonio Mazzeo ha poi voluto ricordare Mahsa Amini, la 22enne iraniana morta dopo essere stata arrestata perché non indossava nel modo corretto l’hijab, e tra le tante vittime registrate dopo le proteste che ne sono nate, l’ultima: Mahak Hashemi, 16 anni, uscita di casa indossando il berretto da baseball al posto dell’hijab.
“Vorrei dunque dedicare la Festa della Toscana – ha detto il presidente del Consiglio – a tutte le donne e gli uomini che lottano per la loro libertà. Dall’Iran all’Afghanistan ai dissidenti russi. Ovunque ci sarà un grido che chiede libertà noi saremo al loro fianco”. E ha concluso con un augurio: “Che questa giornata e tutte quelle che celebreremo assieme, possano davvero essere una festa di luce e di libertà per la Toscana dei diritti, per la Toscana del futuro”.
La parola è poi passata a Federica Angeli, cronista di cronaca nera e giudiziaria per il quotidiano La Repubblica, nota per le sue inchieste sulla mafia romana, in particolare quella attiva a Ostia. Proprio per le sue inchieste vive sotto scorta dal 2013. “Io credo talmente tanto nell’articolo 21 – ha detto – che 9 anni fa ho posto la libertà di espressione davanti alla mia libertà personale, alla libertà di poter portare i miei figli a prendere un gelato senza scorta”. “La libertà di espressione, il riuscire a informare e ad aprire gli occhi ai cittadini è il sale della democrazia – ha proseguito – e i giornalisti devono essere gli occhi e le orecchie dei cittadini dove loro non possono arrivare”. Per questo Angeli ha criticato l’attuale giornalismo “in cui si fa sempre meno inchiesta”.
E ha esortato soprattutto i giovani, ricordando la sua storia personale, a non voltarsi dall’altra parte e a proteggere la libertà con atti concreti. “Se vedete qualcosa che non va, che vi sembra sospetto, come io a Ostia vedevo gli appartenenti a una famiglia che facevano la spesa senza pagare, chiedete perché, cercare di capire, denunciate, diffondete informazioni”.
La giornalista ha ripercorso le vicende che l’hanno portata, dopo una lunga inchiesta sotto copertura, a denunciare le infiltrazioni mafiose ad Ostia e il passaggio di uno stabilimento balneare nelle mani della famiglia Spada. E a denunciare una sparatoria a cui ha assistito dalla finestra di casa, unica tra tutti gli abitanti della via che si sono chiusi in casa “abbassando le tapparelle”. “L’ho fatto anche per i miei figli, per dimostrare loro che non si deve abbassare la testa”. Da quella sera è stata messa sotto scorta ed è stata bersaglio di numerose intimidazioni. “Sono stati 5 anni difficili – ha concluso – ma nel 2018 la Corte di Cassazione ha stabilito che gli Spada sono una famiglia mafiosa. Quindi non è vero che vincono sempre loro, che nulla cambia. La legalità è una libertà irrinunciabile”.
(Testo a cura di Cecilia Meli)
Qui il testo della lettera della senatrice Liliana Segre
Firenze – “Dobbiamo pensare all’articolo 21 della Costituzione così come è stato scritto e al suo incardinarsi come valore di tutte le democrazie liberali, come un valore che dobbiamo preservare, comunicare e manifestare. La cultura è originata dalla forza del progresso scientifico, del pensiero umanistico, dalle grandi domande che ci poniamo sull’Universo, sul mondo fisico, su noi stessi e la nostra relazione con la realtà fisica”, dice la presidente del Consiglio nazionale delle ricerche Maria Chiara Carrozza. “La ricerca, il progresso scientifico, si nutre della libertà, si fonda sulla verità sociale, che si raggiunge e si mette in discussione con il pluralismo delle idee e dei contributi. Un esempio per tutti, quello dei vaccini: abbiamo avuto la fortuna di vivere in un paese democratico, nell’Europa democratica, dove è stata messa in gioco la concorrenza di più idee, tecnologie e soluzioni per arrivare ad un vaccino contro il Covid. Senza questo sforzo concorrente, uno sforzo democratico – afferma Maria Chiara Carrozza –, non avremmo oggi un vaccino che ci preserva e non staremmo tutti così tranquilli insieme in questa sala. La libertà di ricerca è essenziale, va coltivata ed è strettamente collegata alla libertà di esprimersi”. Ognuno, aggiunge la presidente del Cnr, “deve essere libero di esprimere le proprie posizioni scientifiche, andare nella società e non avere paura di affermarle”. E richiama, nella storia lunga cento anni del Cnr, “la figura del primo presidente e fondatore, Vito Volterra, matematico, fisico, descrittore di avvenimenti biologici, che aveva studiato alla Scuola Normale di Pisa. Ebreo e intellettuale, decise di non firmare il manifesto del partito fascista, anzi firmò il manifesto antifascista. Fu estromesso dall’Accademia dei Lincei, allontanato da tutte le cariche pubbliche, dimenticato per anni, per quanto ottenesse risultati meravigliosi nei suoi studi sui modelli preda-predatore in ecosistemi biologici, con equazioni bellissime. Il progresso di questo Paese – conclude Maria Chiara Carrozza – e delle sue istituzioni civili rimane fortemente collegato alle persone che hanno il coraggio di prendere posizioni in difesa della libertà. Saluto con piacere la Festa della Toscana e questo orgoglio di essere toscani”.
Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, rivolge il suo ringraziamento: “a tutti gli amministratori locali, è straordinario, bellissimo, vedere qui più di cinquanta gonfaloni di Comuni toscani. E grazie alle autorità militari e civili presenti. Vive appieno in questa nostra Festa l’articolo 5 della Costituzione, che riconosce le autonomie locali all’interno dell’unità della Repubblica. In ventidue anni la nostra Festa è cresciuta, dal 2000 ad oggi viviamo un crescendo di eventi, iniziative, avvenimenti”. La Toscana, dice Giani, “è avanguardia sul piano dei diritti, punto di riferimento a livello mondiale. Sui circa 200 Stati che esistono al momento nel mondo, formalmente solo 106, poco più della metà, hanno abolito la pena di morte. Cina, India, Stati Uniti, nazioni che coprono almeno i due terzi della popolazione mondiale non l’hanno ancora fatto. Altro che ricordo e rievocazione, la nostra è una battaglia forte e presente”. Il diritto alla vita, ricorda Giani, “è l’elemento fondamentale, poi è giusto focalizzarsi ogni anno su un aspetto. Vediamo tanti ragazzi con un foglio bianco in Cina, emblematico della libertà di espressione, manifestare il loro impegno contro la censura. Così come dobbiamo essere vicini a quanto accade in Iran. Il 10 dicembre, giornata dei diritti umani, dovremo dedicarla alle donne e agli uomini iraniani, che hanno bisogno di una grande sensibilità sociale. E dobbiamo assicurare costantemente la nostra solidarietà all’Ucraina, un Paese nel cuore dell’Europa, a due ore di volo da noi, dove la Russia calpesta la vita umana, con crimini che sono oggetto di attenzione. Vogliamo vivere in un pianeta sempre più ospitale per tutti i cittadini. In questo orgoglio della Toscana – conclude il presidente – c’è in realtà lo spirito tutto italiano, la nostra funzione di avanguardia, che illumina questi valori”.
A conclusione della seduta solenne, il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, ha donato il Pegaso alato a Federica Angeli e Maria Chiara Carrozza e ha voluto rivolgere il proprio “grazie più grande alle colleghe e ai colleghi dell’Assemblea toscana, vista a volte, ancora, come una istituzione lontana. A loro va il mio grazie sincero per il lavoro che viene svolto e per l’impegno che mettono a disposizione delle cittadine e dei cittadini di questa Regione”.
(testo a cura di Sandro Bartoli)
Il corteo storico da palazzo del Pegaso all’Arengario di palazzo Vecchio
Firenze – I tanti colori dei Gonfaloni di più di settanta comuni toscani hanno accompagnato il corteo storico che ha chiuso la seduta solenne del Consiglio regionale in occasione della Festa della Toscana. Da palazzo del Pegaso la sfilata, accompagnata dal rullo dei tamburi, fino all’Arengario di palazzo Vecchio. Di fronte alla sede del Comune di Firenze a prendere la parola l’assessora del Comune di Firenze Maria Federica Giuliani che ha parlato “della lungimiranza del Granduca Pietro Leopoldo nella decisione di abolire la pena di morte il 30 novembre del 1786, mentre oggi assistiamo a troppe crudeltà dall’Iran, alla guerra in Ucraina”.
Il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo ha ringraziato i tanti sindaci presenti “per tutto quello che fanno per le loro comunità” e le associazioni delle rievocazioni storiche “perché raccontano chi siamo e quelli che sono i nostri valori”. “Quella del Granduca Pietro Leopoldo – ha aggiunto – fu una scelta rivoluzionaria, se si pensa che ancora oggi troppi Stati applicano la pena di morte”. Per tutti l’invito del presidente Mazzeo è “a non essere indifferenti e a non voltarsi mai dall’altra parte”.
E se Claudio Bini, presidente della società di San Giovanni Battista ha parlato “di un momento significativo nel rapporto tra istituzioni e tradizioni” il presidente della Giunta regionale toscana Eugenio Giani ha chiuso la cerimonia sottolineando “la bellezza di una sfilata che dà il senso della nostra identità. Un’identità di cui si vedono i segni ovunque a Firenze dalla fontana del Nettuno agli Uffizi”.
(testo a cura di Emmanuel Milano)
Il video-racconto della mattinata
Le iniziative del pomeriggio
Firenze – “Dal braccio della morte, all’abbraccio di Cascina”. È la scritta incisa sulla lapide della tomba di Gregory Summers, giustiziato in Texas nel 2006 e sepolto, per sua volontà, a Cascina (Pisa). E sulla sua tomba, il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, si è recato questo pomeriggio per la deposizione di un fiore e lasciare una copia della Costituzione, dando con questo gesto il via alle celebrazioni pomeridiane per la Festa della Toscana, istituita per ricordare le riforme leopoldine che nel 1786 portarono il Granducato di Toscana, primo stato al mondo, ad abolire la pena di morte.
“La Toscana è sempre stata terra di diritti e di opportunità e Gregory Summers ha scelto, come ultimo desiderio in vita, di essere sepolto a Cascina. Lo ha fatto perché la nostra è stata la prima regione al mondo nel 1786 ad abolire la pena di morte e lo ha fatto perché con gli studenti della scuola media di Navacchio ha avuto un lungo scambio epistolare. Il messaggio che vogliamo mandare oggi è che qualunque Stato al mondo non deve più applicare la pena di morte, perché non c’è giustizia se si commette in nome della giustizia un altro crimine”.
“Gregory Summers – ha concluso il presidente Mazzeo – è la rappresentazione di quanta violenza ci sia ancora dietro questo tipo di giustizia. Quello che sta accadendo in Iran, Afghanistan e Ucraina dà il senso di una cosa: la libertà è un bene prezioso che va custodito e innaffiato giorno dopo giorno e non va mai dato per scontato”.
Con Mazzeo erano presenti alla cerimonia l’assessora regionale Alessandra Nardini, il sindaco di Cascina Michelangelo Betti, accompagnato dal vicesindaco Cristiano Masi, dal presidente del Consiglio comunale Mirko Guainai, dall’assessora Irene Masoni e dalle consigliere comunali Ingrid Calvani e Maria Cristina Centrella. A rappresentare il comune di Vicopisano il vicesindaco Andrea Taccola.
Dopo la tappa a Cascina, il presidente Mazzeo si è poi recato al Santuario di Montenero (Li). La Madonna di Montenero nel 1947 fu dichiarata da papa Pio XII ‘Mater Etruriae’, ovvero patrona della Toscana. La Festa della Toscana, in una lunga giornata dedicata alla Libertà di espressione, si concluderà alle 21 sul palco della Città del Teatro, sempre a Cascina, con lo spettacolo ‘Voci di libertà’. La sera del 30 novembre, per celebrare questa giornata di festa, si sono illuminati di rosso e bianco, colori del Gonfalone regionale, i monumenti e i palazzi delle città regionali.

Il palazzo comunale di Palaia (Pi)
(testo a cura di Emmanuel Milano)
Le dichiarazioni in video
La dichiarazione di Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale
La dichiarazione di Eugenio Giani, presidente della Regione
La dichiarazione di Maria Chiara Carrozza, presidente nazionale del Cnr
La dichiarazione di Federica Angeli, giornalista